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Dai Paesaggi Verghiani

  alle ceramiche d’autore

“A vagare da queste parti, tra colline di tufo che paiono poste a riparo dall'afa della Piana e varco e rifugio verso più miti alture degli Iblei, come i gradini di una cattedrale che portano i su fin dentro alla chiesa i passi inquieti di chi cerca pace..., la terra qui sembra scordare quel tormento che altrove la fa torrida e piatta, e stizzoso vulcano, e manto di sterpi riarso.

È una natura più quieta (…) addobba le case e i palazzi di fiori di pietre barocche, e ammanta i campi e i declivi e i dirupi di dolcissime bacche dai colori di fuoco e di menta e di grano maturo.”......

Caltagirone 

Caltagirone, con la sua struttura urbana ad anfiteatro, situato su  tre colli a dominio  della valle, rappresenta uno dei siti più interessanti del calatino. L’arrivo degli arabi, nell’828 d.C., fu fondamentale per l’assetto urbano ed economico della città, definita oppidulum Saracenicum. Inoltre la vocazione  all’arte  ceramica, prodotta sin dall’età neolitica, è insita nello stesso nome  di  origine araba Qal’at al Ghiran, Rocca dei Vasi. Con la dominazione araba viene introdotta anche la  produzione della maiolica tecnica pregiata per la sua brillantezza.

In  epoca  sveva Federico II fece costruire un possente castello,in quanto Caltagirone rappresentava l’anello di congiunzione per le vie di comunicazioni tra Palermo e la costa ionica.Oltre all’influsso arabo, rilevante è quello di genovesi esavonesi, la cui traccia rimane ancora oggi nel dialetto locale e nello stemma della città, dove campeggia la croce di San Giorgio del quale rimase il culto. Punto-chiave del principale itinerario terrestre della Sicilia, Caltagirone non è mai stata “città di baroni”, ma “città del Re”, forte di particolari ed ampie autonomie. La “Città della ceramica” si arricchì di chiese, Istituti, conventi, l’università ed un ospedale tra i secoli XV-XVII. Il catastrofico terremoto gennaio 1693 la rase al suolo, ma nell’arco di circa dieci anni risorge con il nuovo volto del barocco settecentesco siciliano, quello che ancora oggi sostanzialmente conserva.

 

Carcere  Borbonico

Costruito nel 700 da Bonajuto è un edificio di interesse storico e architettonico, costituisce inoltre un esempio di tipologia carceraria settecentesca. Nell’atrio si notano un sarcofago in pietra della necropoli ellenica del III secolo a.C, due lavabi seicenteschi, l’antica cassaforte settecentesca del monte di pietà in legno massiccio, tre campane in bronzo, una macina ed un pilastro in pietra. Lungo le scale, troviamo capitelli, frammenti architettonici, epigrafi provenienti da edifici religiosi della città. Nel pianerottolo, si trovano vasi in terracotta in rilievo dell’800 del Vaccaio. Nella prima sala sono esposte opere di ceramica moderna; nella seconda sala vi è una piccola raccolta archeologica di pezzi provenienti da S. Mauro, Altobrando e piano Casazza. Nell’ultima sala sono esposte opere degli artisti locali Vaccaro, inoltre sono custoditi oggetti d’arte mobiliari del 500, ed una balestra del 300.

 

Cattedrale di S. Giuliano

Opera di  U. Tarchi, possiede un maestoso campanile che si erge per 48 metri. All’interno troviamo una statua in bronzo dell’ Assunta, opera di F. Nagni. La cattedrale fu fondata dai francesi al tempo degli Angioini e crollò nel 1693 a causa del terremoto. Riedificata in stile corinzio nel 1818 ebbe la facciata in stile liberty solo nel 1910. l’interno è una pinacoteca di pregevoli dipinti dei fratelli Vaccaro, ed è ricco di mausolei, di opere d’arte e di arredi sacri. Notevole è il soglio vescovile in marmo, opera di G. Alberghino.

La Chiesa e il Convento di S.Bonaventura

Edificati tra il 1624 e 1621 dai padri Minori riformati di S. Francesco. Pochi anni dopo Padre Paolo di Caltagirone li restaurò per i danni provocati dal terremoto del 1693. Il convento era conosciuto in Sicilia come luogo di studio e preghiera e vantava fino al 1886 uno studentato teologico Nel 1890, il convento adibito a carcere giudiziario, fu separato dalla chiesa, attraverso il taglio della via carcere. La chiesa costruita in armoniosa forma rinascimentale, possiede s’affreschi settecenteschi, raffiguranti il trionfo di S. Bonaventura. Il prospetto interno, è animato da sontuosi drappeggi fastose cornici delle finestre e capitelli delle lesene. Notevoli dipinti adornano gli altari. Nell’altare maggiore c’è una bella tela di V.Ruggeri, raffigurante S. Bonaventura. Altre opere di scultura, pittura, ceramica sono profuse in questa chiesa; fra queste si ricordano la grandiosa custodia lignea di frà Cherubino d’Aidone nell’altare maggiore.Il convento conserva un pregevole chiostro affrescato dal pittore acese P. Vasta.

Chiesa Santa Maria del Monte

Detta anche della “Conadomini”, per via della pregevole immagine bizantina della Madonna col Bambino posta in un tempietto argenteo situato nella chiesa che fu eretta nell’anno mille nella città. Sorge nella parte più antica dell’abitato ed era un tempo dedicata a Santa Maria Assunta. Più volte danneggiata e riedificata, la chiesa di Santa Maria del Monte, Matrice prima delle erezione della chiesa di San Giuliano come cattedrale, si trova in cima alla famosa scalinata di Caltagirone che, costruita nel 1606, soddisfaceva l’esigenza di unire direttamente la Chiesa Madre con il Palazzo di Città; fu successivamente restaurata e abbellita con i motivi che riprendono i vari stili che hanno caratterizzato nei secoli l’arte della ceramica a Caltagirone. La volta della navata centrale è decorata con affreschi raffiguranti eroine bibliche, Rebecca, Abigail, Giuditta e Ester, nelle quali la tradizione della Chiesa ha visto delle prefigurazioni di Maria la cui immagine è dipinta nella volta del presbiterio e realizzati nella prima metà dell’Ottocento dai fratelli Vaccaro. Degli altari laterali sono da segnalare quello dedicato alla Madonna del Salterio, la cui statua marmorea è attribuita a Domenico Gagini (1492), l’altare della Presentazione di Maria al Tempio con lo stemma gentilizio della famiglia Boscarelli Sturzo, e l’altare del Cristo alla Colonna, con la statua lignea realizzata nel 1592 dall’artista Paolo Nigro. La chiesa di Santa Maria del Monte è particolarmente cara ai cittadini di Caltagirone poichè in essa è custodita la Sacra Immagine della Madonna di Conadomini la cui devozione si esprime soprattutto nel mese di maggio interamente dedicato al culto di Maria. Si tratta di una tavola giunta a Caltagirone nella prima metà del 1200, dipinta da ambedue i lati: durante la novena e in occasioni particolari viene esposta l’immagine bizantineggiante di Maria SS. con in braccio il bambino Gesù; sul retro è invece raffigurato il Cristo morto che si erge dal sepolcro, con alle spalle il legno della croce. Il titolo Conadomini nella predicazione viene spesso interpretato come corruzione di Icona Domini, Maria immagine del Signore; in realtà deriva dal fatto che l’immagine era un tempo esposta all’interno di una Cona che normalmente ospitava l’immagine del Signore (Domini). Durante tutto il mese di maggio la chiesa si riempie di fedeli che rendono culto a Colei che dal 1644 è invocata come Patrona assieme a San Giacomo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scalinata di Santa Maria del Monte a Caltagirone, in Sicilia, una scala lunga oltre 130 metri che collega l’omonima Chiesa fino a Piazza del Municipio.

 

Ognuno dei suoi gradini è decorato con piastrelle di ceramica policromamentre, in ogni alzata c’è un rivestimento di maiolica realizzato da Antonino Ragona. Le decorazioniriprendono motivi isolani che vanno dal decimo al ventesimo secolo, creando un colpo d’occhio davveroscenografico.

La Scalinata, originariamente a sbalzi, fu costruita nei primi anni del 1600 da Giuseppe Giacalone e solo nella seconda metà del 1800, fu unificata su progetto dell’architetto Salvatore Marino.Idealmente essa è divisa in dieci settori, uno per ogni secolo, ciascuno composto da quattordici gradini, qui si alternano elementi geometrici, figurativi, floreali che racchiudono diversi stili: da quello arabo al normanno, dall’angioino aragonese allo svevo, dallo spagnolo al chiaramontano, dal rinascimentale al barocco e ancora il settecentesco e l’ottocentesco contemporaneo.Potremmo dire senza alcun dubbio, che la Scalinata rappresenta un vero e proprio museo a cielo aperto perché ripercorre buona parte della storia dell’arte e dell’architettura.Col tempo la scala è diventata un simbolo di Caltagirone e proprio sui suoi gradini, ogni anno, nel mese di maggio, si svolge l’Infiorata, un omaggio che i calatini fanno alla Madonna. Migliaia di vasi e di piante si uniscono alle ceramiche colorate formando un tripudio che riprende le sfumature dell’arcobaleno.Ma l’Infiorata non è l’unico momento in cui la Scalinata è protagonista: il 24 e 25 luglio in occasione della festa di san Giacomo, patrono della città e il 14 e 15 agosto, nei centoquarantadue scalini vengono accesi dei lumini che rimangono l’unica fonte di illuminazione.Le fiammelle formano un arazzo di fuoco che riprende una figura decorativa, una tradizione che si tramanda di padre in figlio.Mentre si posizionano iquattromila coppi c’è un rigoroso silenzio. Il capomastro da’ le indicazioni per la realizzazione del disegno, per avere l’effetto sperato infatti, ogni lucina, deve essere posizionata al posto giusto.Nell’orario stabilito e al segnale convenuto, i coppi si accendono uno dopo l’altro, dando vita a un serpente di fuoco. Gli stoppini vengono alimentati consteli di piante secche, lo spettacolo che dura un paio di ore, vede la partecipazione di migliaia di spettatori.La preparazione dura circa un mese e richiede tanto entusiasmo ma alla fine, tanta fatica viene ripagata perché, il tappeto di luci, viene svelato solo inoccasione della festa, lasciando tutti a bocca aperta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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