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Morgana e Artù e...la pasta con "finocchiu  rizzu e masculini"

Morgana e Artù  sull'Etna 

 

Per secoli, attorno ai fuochi che brillavano nelle gelide notti nordiche, si narrò di Artù ferito in battaglia da Mordred e di come il grande re venisse condotto dalla sorella Morgana, la fata, nella incantata isola di Avalon per essere curato e protetto; per secoli i bretoni credettero che il loro eroe non fosse morto per quella ferita e che sarebbe prima o poi tornato dalle brume della misteriosa isola, ove nessuno poteva morire. Le vie della fantasia sono però infinite, quasi quanto quelle divine, ed ecco che, intorno al 1200, il redivivo Artù riappare nell'immaginario collettivo non più attorniato dai suoi cavalieri sui campi di battaglia delle isole inglesi o in una delle tante grotte del Galles; egli trasmigra nel luogo più affascinante e misterioso del Mediterraneo, l'Etna. Il vulcano diventa così, ancora una volta, un luogo magico, una sorta di Faerie, il paese delle fate; percorrendo i tenebrosi antri lavici del monte i comuni mortali si ritrovano così inaspettatamente in gioiosi luoghi di delizia simili al Paradiso terrestre, in splendidi palazzi e castelli, ove ad attenderli sta re Artù con la sua corte e Morgana . La leggenda di Artù sull’Etna è affascinante e varia da racconto a racconto ma la protagonista della nostra storia è Morgana , sorellastra del re e famosa ,fata o maga,come vi piace. Ed ecco che comincia la storia del nostro piatto. Morgana tenta in tutti modi di rimettere in sesto il re ferito che langue su un letto privo di forze. ; un giorno mentre si aggirava tra i boschi dell’Etna incontrò un pastore che le chiese il motivo della sua tristezza.

Venuto a conoscenza della presenza del re in un antro nascosto e magico il pastore non si fece intimorire e disse alla bellissima Morgana “ lascia stare filtri magici e pozioni, domani ti porterò qualcosa che risuscita i morti “ l’indomani il pastore tornò con un canestrello di piccoli pesci , “i masculini”, appunto, e un fascio di finocchietto selvatico, “ u finocchiu rizzu”, e un pezzo di pane raffermo, li consegnò alla fata e le disse “ sono i frutti della nostra terra del nostro mare e delle mani delle nostre donne, per secoli e secoli sono stati il cibo della nostra gente, che è forte, sana e rinasce ogni giorno sfidando le tempeste del mare e la durezza della terra”…. Morgana seguì il consiglio del pastore e preparò un miscuglio di pesce e verdura selvatica,aggiunse altri piccoli frutti come i pinoli e l’uvetta, triturò il pane e lo spolverizzò di sopra , lo servì ad Artù che come per incanto riprese le forze in men che non si dica. Morgana fece un suo sortilegio o è stata la “magia dei frutti della terra di Sicilia? Chissà ! ci piace pensare che questo piatto abbia origini un po’ stregate…..Quando all’alba Artù si svegliò rimase folgorato dal paesaggio e dalle bellezze naturali che si presentarono ai suoi occhi. I bellissimi fiori colorati, il profumo di limoni, il cielo azzurro, il mare che si vedeva in lontananza lo fecero innamorare dell’isola. Re Artù supplicò il Signore finché potesse vivere più a lungo per poter godere ancora di tutte quelle meravigliose bellezze che non aveva mai visto prima (dove poteva mai vederlo quel sole in Inghilterra..).Così avvenne e re Artù poté continuare a vivere vegliando affinché l’Etna non distruggesse Catania e la natura meravigliosa che gli sta attorno. Si dice anche che il vulcano si sveglia solo quando Re Artù va tra i bimbi inglesi a portar loro i fiori e i dolcissimi frutti della Sicilia.Da allora il piatto ha ovviamente subito vari aggiustamenti ma certo è che, chi lo assaggia una volta, viene avvolto dalla magia del suo sapore..È un piatto legato ad una leggenda che mescola la tradizione siciliana con quella bretone, la storia con la fantasia, la magia e il sogno, la tradizione popolare con la cucina di pescatori e contadini, così come sono mescolati gli ingredienti di questo piatto.

Meno romanzescamente il piatto era preparato dalle mogli dei pescatori, in ogni epoca che mettevano insieme ciò che il mare e la terra offriva e la magia delle loro mani e della loro fantasia

G G & C

RICETTA :

 

INGREDIENTI  

 

  •  400 gr. di alici fresche deliscate

  • 1 mazzo di finocchio selvatico

  • 70 gr. di pinoli

  • 50 gr. di uvetta ammollata in una tazzina d’acqua di cottura

  • 1 bustina di zafferano

  • 4 acciughe salate

  • 2 cipolle bianche

  • olio extra vergine d’oliva

  • Per prima cosa cuociamo il finocchietto, lavato e ripulito da tutte le foglie esterne , dentro una capiente pentola d’acqua bollente e sale, quella che useremo per cuocere i bucatini in un secondo momento.  

    Prendiamo una casseruola, versiamo abbondante olio extra vergine d’oliva (mezzo bicchiere circa), tritiamo le cipolle e soffriggiamo  insieme alle acciughe salate e praticamente “disciolte” nell’olio, cuociamo la cipolla a fiamma bassa

  • Non appena la cipolla appassisce, aggiungere i “masculini” lavati e tagliati a pezzetti grossolanamente,  rimescoliamo pochi minuti e poi aggiungiamo il finocchietto sbollentato e tritato in grossi pezzetti, sentite che profumo !!!...  lasciamo cuocere per 5’ circa.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Adesso è il momento di sciogliere lo zafferano dentro l’acqua dell’uvetta, per poi unire il tutto al composto di finocchietto         e alici, poi i pinoli e una spruzzatina divino bianco che avremo cura di far evaporare. Cuocere ancora per altri 5’ riportando l     a fiamma bassa. Contemporaneamente riportiamo ad ebollizione l’acqua dove avevamo cotto il finocchietto e buttiamo la       pasta.A metà cottura scoliamola e mettiamola dentro il tegame( aggiungiamo una punta di cucchiaio di astratto di pomodoro se la vogliamo leggermente rosata), finiamo di cuocere , rimescolandola “bene nel sughetto”.Alla fine la copriamo con una manciata di pane grattugiato e tostato . Se vorrete potete infornare la pasta e completare la cottura così. Ovviamente la “muddica atturrata”( la mollica abbrustolita) è facoltativa, quando il pane è molto buono, anche se vecchio, non si butta, basta tritarlo fine nel mixer e il “pangrattato” aggiungerà ai vostri piatti un sapore speciale. Se lo vogliamo ancora più gustoso mentre lo abbrustoliamo facciamo sciogliere in un filo d’olio un pizzico di pasta d’acciughe e aggiungiamo una manciata di parmigiano. E .. sentirete che magia…! Buon appetito!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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