Una foglia di Tè
Mi trovo seduta in riva al mare ad osservare il tramonto, dall’altra parte del mondo è quasi già sera. Quant’è grande il mondo e quanti gioielli ha in se e noi vediamo e vogliamo vedere sempre le solite cose! Ci interessiamo poco di ciò che riguarda la natura di ogni paese, quando il più grande capolavoro che Dio ha creato è proprio questo e che l’uomo tenta di distruggere. Nella mia borsa mi sembra di avere un blocchetto di tutti i disegni che ho fatto dei luoghi che mi hanno colpita di più e tra questi ritrovo un giardino pieno di “alberi di Tè” che mi fa ricordare il mio paese di origine lo ‘Sri Lanka’, tanto verde da vedere e tanto caldo da sopportare. Alberi ! certo oggi ci sono immense coltivazioni di piante di te ,ma li, in quel paese lontano se ne trovano ancora di alberi di te ed alti, altissimi, alcuni possono raggiungere fino i 30 metri.
Però adesso mi ritrovo in Sicilia esattamente a Catania, ormai sto benissimo qui, anche se ogni tanto capita che mi manchi il mio paese, la cultura le usanze e soprattutto i parenti. Nelle mie lettere, o mail per i parenti più giovani, ho sempre descritto Catania come una città piena di sapori, di frutta e tanti prodotti tipici alla quale sono tanto affezionata. E ho scritto anche dell’Etna soprattutto questa grande bocca rossa che si apre e ogni volta è uno spettacolo vederla lavicare, lo so, non esiste questo verbo ma l’emissione di lava incandescente, quegli spruzzi prima come fontane e poi come lenti fiumi che scorrono dal cratere mi hanno sempre fatto venire un mente questo termine che ho inventato da piccola.
E dire che agli inizi avevo una paura indescrivibile, il boato del vulcano, le esplosioni improvvise di lava, il tremore della terra e le storie di distruzione che sentivo raccontare “ questo era così bello prima dell’eruzione del 1669, qui, accanto al castello
Ursino, c’era il mare prima della famosa eruzione e qua il lago di Nicito “ “ Ma come, in città? La lava è arrivata da lassù fino a quaggiù?” pensavo incredula e spaventata da bambina, mi sembrava un mostro cattivo e distruttore. Con il tempo , però, mi sono affezionata.
L’amore per l’Etna è nato da quando mi spostavo da un paese all’altro e notavo che qualcosa mi mancava , mi affacciavo da una finestra ma vedevo il paesaggio vuoto, dov’è quella alta montagna che anche vista da lontano di notte fa luce quando lavica? Non c’è, e vederla dalle foto non è lo stesso. Camminare per strada e alzare gli occhi e trovarla li, mi da oggi un senso di sicurezza, vederla ogni giorno cambiare abito: rosa intenso, bianco, grigio ,e indossare a volte un buffo e svolazzante cappello mi mette di buon umore, mi fa sentire a casa.
C’era qualcosa che mi era mancato tantissimo quando ero al mio ( ?) paese, il profumo delle olive delle arance, e così la grande voglia di assaggiarle e il profondo profumo del gelsomino che ho in vaso nel balcone ma che senti un po’ ovunque dalla primavera a tutto l’autunno , e il bellissimo sole d’estate della Sicilia. Il cantare degli uccellini, che a Catania difficilmente sento, mi comunicava che ormai c’era veramente qualcosa di particolare che mi legava alla Sicilia nonostante i miei genitori un giorno vorranno tornare al paese.
Comincio a passeggiare in riva al mare ,questo mare che sento mio ,il mare della Playa, mentre i miei familiari sono rimasti al boschetto per la siesta pomeridiana ,e mia sorella gioca con gli altri ragazzini. Affondando i piedi nella sabbia penso che in Sicilia, come in nessun altro posto al mondo, il primo “benvenuto” che qualunque turista riceva è silenzioso ma carico di significati: è il profumo del mare: che non ha pregiudizi ed accoglie chiunque. E penso a quanti, meno fortunati di me, arrivano tutti i giorni sulle coste siciliane, e come me e la mia famiglia ,cercano in questa terra un’occasione di vita migliore e per quanti il mare sarà l’unica e l’ultima cosa che purtroppo vedranno di questa splendida terra Mi trovo a riflettere sul fatto che in Sicilia l’aria “profuma” sempre di qualcosa di buono: e ciò a dispetto del fatto che, assai colpevolmente ed irresponsabilmente, sovente si accumulino piccole colline di rifiuti qui e li, a deturpare quel volto che forse sarebbe troppo perfetto. Qui l’aria profuma di zagare, limoni, arance, mare, sale, biscotti, gelsomini, anice, sarde, canditi, pomodoro, frittura E’ quasi invasiva, per certi versi intossicante: chi poi va via lascia dietro di sé una sorta di malinconia assimilabile alla “saudade” dei brasiliani, o al Mal d’Africa, e io l’ho provato, forte da levarmi il respiro, intenso da farmi desiderare con tutta me stessa di tornare in quella che per i miei è una terra straniera e per me è la mia terra, ma non lo posso dire, non capirebbero e griderebbero all’alto tradimento.
E quando ero sulle spiagge dello Sri Lanka, con il mare verde smeraldo e le piante esotiche che crescono quasi sulla riva, posti che sono il miraggio per tanti turisti di tutto il mondo, la favola dei posti incontaminati, a me mancava la spiaggia della Playa, non sempre pulita, è vero, e il mare non sempre cristallino. Ma provate ad andare negli ultimi giorni di aprile o nelle prime giornate di maggio quando ancora l’ondata dei bagnanti è scarsa o quasi nulla, allora si che il mare è limpido La limpidezza mi dà un senso di libertà e posso respirare aria pura e profumata di salsedine. Ogni volta che entro in quelle acque trasparenti mi sento come se la Dea delle acque mi stesse avvolgendo con le sue vesti leggere e vellutate, mi fa sentire accolta in un mondo dove i 5 sensi si amplificano e vengo spinta in fuori dalla realtà per entrare in un'altra dimensione. Amo le leggende catanesi, e mi sento Galatea che è unita per l’eternità al suo Aci nel mare della Timpa di Acireale.
E , a volte ,vorrei essere lei e non avere più alcun problema e vivere il mio amore in un ambiente che annulla tutto. Questo mare molto suggestivo che riesce sempre a sorprendermi sotto ogni punto di vista, La cosa che rende il mare più bello di ogni altro elemento naturale è la capacità che ha, tramite le onde, la brezza e il riflesso del sole o della luna di far riflettere sui propri pensieri e sulle proprie idee in maniera molto profonda. Il paesaggio marittimo suscita in me sempre qualcosa di nuovo e perciò , ogni volta che voglio riflettere sulla mia vita o su alcune situazioni in generale, vado là a cercare magari un’ispirazione. Subentrano i ricordi ,come un “ salvagente” in una tempesta.
Il ricordo più profondo che custodisco è l’armonia della prima volta che i miei giovani occhi videro il mare. Così tanta purezza, così tanta forza racchiusa in quegli schizzi di blu. Sentìi il richiamo dei gabbiani, perfetta cornice per quell’angolo di Paradiso. Mi sentii come loro ,in perpetuo volo. Ero al porticciolo di Ognina, tenuta per mano da papà e mamma, l’aria della burrasca mi passava tra i capelli, i miei piedi erano quasi del tutto immersi in quella “strana sostanza” che è l’acqua. Avrei voluto racchiuderla tutta nel mio corpo magro ed eternamente abbronzato Ero libera ,o pensavo di esserlo. Formata da ricordi è una delle più belle immagini che la vita mi abbia mai concesso. Potrebbe sembrare strano ma, a volte, anche adesso quando guardo il mare ,vengo rapita dal suo eterno movimento. In lui scorgo l’ interminabile vita; quella linea che segna l’ orizzonte mi sembra che delimiti la fine del mio mondo e che dall’altra parte continui con il Loro mondo. Spesso il cuore arriva sin dove non arrivano gli occhi.
Mi rifugio in un cantuccio che è uno scorcio d’ ombra, creato da una barca sulla riva in questa giornata che è un’esplosione di luce. Mi sono rifugiata nei miei pensieri perché so che sbaglio a voler fuggire, chissà dove poi; il mondo è un’ isola troppo grande per me, e la mia isola, piccola e indifesa, a volte è come un segreto che conta quanto coloro da cui dobbiamo proteggerlo.
Ho un ragazzo e vivo in gran segreto questa storia, ostacolata dai miei genitori che non riescono ad accettare l’idea che io mi sia permessa di scegliere il compagno con cui vorrei trascorrere la mia vita. Non si può, sono promessa dall’infanzia ad un ragazzo del mio paese d’origine e io potrei impazzire se penso di dover vivere la vita con qualcuno che neanche conosco, che non amo.
Loro, i miei genitori, sono legati alle loro tradizioni, le ragazze non devono uscire ,se non per andare a scuola o a fare la spesa, niente feste, niente serate, niente telefonate con gli amici, niente di tutto quello che fanno le altre ragazze della mia età. Viviamo in Sicilia da Diciotto anni ,io e mia sorella siamo cresciute qui, inevitabilmente siamo state “ contaminate “ dall’ambiente in cui viviamo e quindi, come sulla nostra tavola si trova il piatto tipico dello Sri Lanka che è il rice & curry, una pietanza che consiste in un piatto di riso cui si accompagnano una serie di piattini a contorno, con diversi tipi di salse e curry a base di verdure, carne e pesce, così si trova la pasta alla norma o le polpettine di “ muccu”.
Non chiedo di uscire la sera e tornare quando mi pare ma solo un po’ di quella libertà che tutte le ragazze della mia età hanno.
Utopia ,fino ad oggi e allora vivo di giorno, con la scusa della scuola e delle infinite attività nelle quali ci coinvolge. È bella Catania: il miglior modo per gustare e conoscere la città è scoprirla a piedi. Qui tutto è corroborante: l’energia, il sole, la luce, i rumori. Hai la sensazione di sentirti “viva”. Non si può non restare incantati dal fascino dell’architettura barocca della città, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. Ogni angolo mi incuriosisce e colgo con gli occhi e con la mente i volti, i personaggi, le storie, i profumi dei paesaggi. Infiniti angoli da scoprire, o forse da riscoprire. Gioisco dei momenti di pace, è un ricaricare le batterie, un riflettere. Mi compensa dal non poter andare a cinema, ad un concerto, a cena fuori con gli amici. Passeggiare, immergermi nel verde o nel bianco e nero dei palazzi storici, godere della quiete tra i viali della villa Bellini o sentire i clacson impazziti e prepotenti tra le strade cittadine, è per me come volare.
Vivere un’ora immersa tra le bancarelle del mercato ,tra le vanniate degli ambulanti di ogni nazionalità, mi fa pensare che forse non esiste posto dove le razze si fondono meglio della “ Fera’o luni “ di Catania ed esco da questo luogo, che per me ha una magia tutta sua ,con i miei pacchetti e gli occhi pieni di colori e un’allegria che mi solletica il cuore.
Adesso mi sembra di stare su un filo dove ho meno equilibrio verso la Sicilia e questo mi dice che se cado io rimango. Sono 18 anni che so che la Sicilia è unica, che i piatti tipici, dei quali sono tanto ghiotta, non li troverò da nessuna altra parte.
Un giorno mi trovai a fare dei confronti delle persone Siciliane da quelle del mio Paese e vidi che non era il colore a fare la differenza ma il grande cuore che hanno molti siciliani, in molti hanno il cuore grande pronto da accogliere tutte quelle persone bisognose mentre in alcune città neanche ne vogliono sapere.
E questo mi stupisce perché anch’io certe volte mi sento una foglia di Tè dell’oceano indiano sulla calda lava. Tante volte mi hanno valorizzata, mi hanno apprezzata e mi hanno vista particolare in qualcosa che neanche io avevo conoscevo di me stessa, e che i miei genitori non sospettano neanche che esista, mi hanno abbracciata, come nella nostra tradizione non si usa fare…. forse perché Catania ha un grande cuore, ed è il cuore rosso ed eternamente agitato del gigante buono che la sovrasta, è il cuore pulsante dell’Etna. E sento i miei compagni così vogliosi di lasciarla e penso che siamo quello che la nostra terra ci ha dato nel corso degli anni: amicizie, incontri improbabili, amori, famiglia. Possiamo odiarla e rinnegarla quante volte vogliamo, possiamo dire che è brutta, troppo piccola o troppo grande, caotica o troppo silenziosa, priva di ogni tipo di attrazione o piena di smog, ma è pur sempre la nostra terra e per quanto possiamo disprezzarla, ci accorgiamo della sua importanza con il passare del tempo, come ti accorgi delle cose belle che avevi solo quando le hai perse. È forse proprio questo che ci fa rimanere per sempre fedeli alla nostra città, perché quello che siamo diventati lo dobbiamo a lei, è li che sei diventato te stesso, e nonostante l'omologazione degli ultimi anni e nonostante il fatto che i giovani sembrino tutti uguali rimane sempre qualcosa che ci rende diversi dagli altri, che ci contraddistingue. Un accento, una parola, come concepisci un concetto , la nostra stesse mentalità dipende da questa nostra terra . Ecco quanto è importante. Ecco perché questa città è importante per me, perché è la Mia città. Io credo che sia cosi, nonostante ci sia gente che puntualmente lo rinneghi, noi siamo esattamente quello che vogliamo essere .
Un’onda mi bagna i piedi, i bambini corrono sulla riva, il sole sta calando all’orizzonte e io continuo a sentirmi una foglia di tè ma figlia della terra nera dell’Etna.
Christina