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I dolci della festa di S. Agata 

Olivette di sant'Agata e le “minne di vergine”

La leggenda vuole che questo dolce nasca durante la persecuzione subita da Agata. Siamo sotto l'imperatore Diocleziano ed Agata, dal greco Agathé=buona, è perseguitata dal proconsole Quinziano e più volte martirizzata,Agata mentre veniva ricercata dai soldati di Quinziano,si china ad allacciarsi i calzari e le sorse davanti una pianta di olivastro(olivo selvatico) celandola cosi alla vista dei soldati.  Altra leggenda vuole che l'olivo la nutri con i suoi frutti allungando i rami dentro la finestrella del carcere. Ecco anche perché la santa, nel martiriologio, è rappresentata di verde vestita, ed è il verde delle foglie d'ulivo giovani .Si tratta ovviamente di leggenda , anche perché la santa era detenuta nella cella dei condannati a morte posta sotto terra e senza finestre.

La festa della patrona di Catania,è stata dichiarata dall'Unesco bene antropologico dell'umanità.

 Altro dolce rituale sono le “minne di vergine”,questo ricorda il martirio che la santa dovette subire, il taglio delle mammelle appunto. Sono delle cascatelle di ricotta ricoperte di glassa di zucchero

 

 

OLIVETTE di Sant'Agata:

Ingredienti per 6 persone:

500gr di pasta di mandorle-2/3 cucchiai di rosolio oppure di rum-il succo di spinaci crudi per dare il colore verde,oggi è sostituito da un colorante alimentare verde.

Pasta di mandorle per 6 persone:500 gr di mandorle dolci di Avola spellate-500gr di zucchero a velo 1 dl d'acqua-6 gocce d'essenza di mandorle amare-6 gocce d'essenza di cannella-1 busta di vanillina. Triturate nel mixer le mandorle,mescolate lo zucchero con l'acqua in un tegame,scaldare a fuoco dolce,mescolando con un mestolo di legno, fino a quando lo zucchero comincerà a filare. Spegnete il fuoco ed incorporate la vanillina e le gocce d'essenze e alla fine la farina di mandorle rimestando energicamente unendo il liquore stemperato con qualche goccia di colorante. Stendere l'impasto in uno strato abbastanza spesso. Staccate delle palline e dare loro la forma di olive. Disporre in un vassoio e lasciarle asciugare per 24 ore., guarnire ogni olivetta con una foglia d'olivo.

Questa è la ricetta Catanese , ma al di fuori del territorio ci sono 2 varianti:1 invece della pasta di mandorle, si fa  con la pasta di pistacchio di Bronte, la 2, le olive vengono intinte parzialmente in cioccolato fondente fuso

Le " Minnuzze di vergini"

Questo dolce tipico siciliano viene anche preparato in occasione della festa di S. Agata, patrona di Catania che si festeggia nella giornata del 5 febbraio ma anche nei due giorni che precedono la festività (3 e 4 febbraio). Il dolce ricorda il martirio che la santa dovette subire, il taglio delle mammelle appunto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da “ il conto delle minne “ di Giuseppina Torregrossa

“Agatì, falle bene quelle cassatelle nzà ma’ la Santuzza si offende”. Nel romanzo rivelazione Il conto delle minne la piccola Agata imparò a preparare le cassatelle, squisiti dolci voluttuoso piacere della gola e della vista che si assaporano il 5 febbraio giorno dedicato alla Santa. Nella cucina in penombra di nonna Agata, la vigilia della festa “si svolgeva il sacro rito della preparazione dei dolci”. Solo chi aveva una genuina fede nella Santuzza aveva diritto di cucinare le minne come nonna Agata catanese di nascita con la “sua fede religiosa e ingenua, sincera, appassionata”. La nipote prediletta ascoltava incantata lu cuntu della santa nata a Catania tra il III e il IV Secolo, vergine e martire alla quale fu strappato il seno perché si era rifiutata di sottomettersi alla prepotenza del console romano Quinziano. Mentre nonna e nipote maneggiavano pastafrolla e ricotta indispensabili ingredienti per far nascere un capolavoro di delizia simbolo del martirio e della vittoria di Sant’ Agata, “il racconto lasciava nell’ aria odore di santità e ricotta”. I dolci prelibati la cui ricetta nonna Agata lascerà in eredità alla nipote erano pronti tondi, vicino a due a due “con la ciliegia rossa al centro a imitare il provocante capezzolo”. Minne che dovevano sempre essere in numero pari per “ogni nostra parente che, grazie a loro, avrebbe potuto godere della protezione di Sant’ Agata per tutto l’anno”.

Ingredienti
Pasta:
500g farina
150g zucchero
150g strutto (si può sostituire col burro, ma consiglio lo strutto)
1 uovo
1 albume

Ripieno:
400g ricotta pecora setacciata
50g zuccata a dadini
50g gocce cioccolato
zucchero (andate a gusto)

Glassa:
250g zucchero a velo
1 cucchiaio di succo di limone
4 cucchiai di latte
Impastate la farina setacciata con lo zucchero semolato, lo strutto, l'uovo e il latte necessario per ottenere un composto omogeneo e consistente. Porre in frigo per 1 ora.

La preparazione e il contenuto sono un po’ diversi

Setacciare la farina e fare una fontana. Miscelare con 150 gr di zucchero. Unire lo strutto ( se si preferisce si può usare il burro) ammorbidito perchè lasciato per un po’ a temperatura ambiente. Iniziare ad impastare con le mani. Aggiungere poi l’uovo e la scorza di limone. Continuare ad impastare finchè si sarà ottenuto un impasto liscio ed omogeneo. Se l’impasto si dovesse presentare un po’ ruvido secco aggiungere poco latte finchè si raggiunge la consistenza desiderata. Formare una grossa palla, avvolgerla nella pellicola e riporla in frigo per circa 45 minuti.  Preparare il ripieno lavorando la ricotta con le fruste (meglio se elettriche). Unire 130 gr di zucchero, continuare a lavorare la ricotta finchè diventa liscia e non si vedono più i grani. Aggiungere i canditi a piacere e il cioccolato fondente. Riporre poi la crema ottenuta in frigo e lasciarla riposare. Riprendere dal frigorifero la palla dell’impasto e stenderla sottile su di un ripiano aiutandosi con un matterello, ricavare poi dei dischi delle dimensioni giuste per foderare gli stampi a disposizione per ottenere le minne di vergine. I dischi di pasta andranno a foderare gli stampi già spennellati di strutto e spolverizzati di farina. Riempire la cavità di crema di ricotta precedentemente ottenuta. Con degli altri dischi di pasta, più piccoli, ricoprire gli stampi e fare attenzione che il contenuto non fuoriesca. Capovolgere gli stampi e infornare in forno preriscaldato a 170° per circa 35 minuti. Trascorso il tempo il tempo di cottura sformare le “minne di vergine” e lasciarle raffreddare su di una griglia. Preparare la glassa scaldando un cucchiaio d’acqua ed il succo di limone. Unire lo zucchero a velo aiutandosi con un colino in modo che non si formino grumi, togliere il pentolino dal fuoco e rimescolare bene. Far raffreddare, unire l’albume e montare con fruste elettriche fino ad ottenere un impasto molto spumoso (se occorre usare anche 2 albumi). mentre le cupolette si saranno raffreddate versare la glassa sopra le cupole facendo attenzione che si ricoprano tutte. Recuperare la glassa che cola via dalle cupolette e ripetere l’operazione più volte finchè saranno bianchissime. Decorare ognuna con una ciliegina rossa candita.

 Appena la glassa si sarà rappresa le minne o cassatelle di S. Agata saranno pronte per essere mangiate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I Minni di Virgini di Sambuca di Sicilia 

(seni di vergini), detti anche paste delle Vergini, sono un particolare dolce della tradizione siciliana ormai quasi in disuso ed originario di Sambuca di Sicilia, comune della provincia di Agrigento.

 

 

 

La storia narra che l'invenzione di tale dolce sia dovuta a Suor Virginia Casale di Rocca Menna del collegio di Maria. Nel 1725 a Sambuca di Sicilia in occasione del matrimonio dell'unico figlio di una nobile famiglia (famiglia Beccadelli) venne commissionato alla suora la realizzazione di un dolce particolare ed assolutamente innovativo.

Ella creò una pasta che rassomigliava il paesaggio che mirava dalla finestra della sua stanza, ovvero delle colline, il cui ripieno doveva contenere la dolcezza di quella terra. Così facendo ottenne un dolce a forma collinare (forma del seno) con ripieno di crema di ricotta, cioccolato e zuccata, e ricoperto con glassa di zucchero.

Attualmente i Minni di Virgini vengono prodotte esclusivamente in alcune pasticcerie sambucesi

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, attraverso l’impareggiabile principe Salina, nel suo famosissimo romanzo “il Gattopardo”, farà così commentare questo dolce, frutto delle magiche “Terre del Gattopardo” (Sambuca di Sicilia infatti, dista pochi chilometri da Palazzo Cutò di Santa Margherita Belice, dove è stato ambientato l’omonimo romanzo): “parfaits rosei, parfaits sciampagna, parfaits bigi che si sfaldavano scricchiolando quando la spatola li divideva, sviolinature in maggiore delle amarene candite, timbri aciduli degli ananas gialli, e "trionfi della Gola" col verde opaco dei loro pistacchi macinati, impudiche "Paste delle Vergini." Di queste, Don Fabrizio si chiedeva "Come mai il Santo Uffizio, quando lo poteva, non pensò a proibire questi dolci?


La ricetta originale prevede un ripieno con crema di latte


Pasta:
500g farina
150g zucchero
150g strutto (si può sostituire col burro, ma consiglio lo strutto)
1 uovo
1 albume

Ripieno:
400g ricotta pecora setacciata
50g zuccata a dadini
50g gocce cioccolato
zucchero (andate a gusto)

Glassa:
250g zucchero a velo
1 cucchiaio di succo di limone
4 cucchiai di latte
Impastate la farina setacciata con lo zucchero semolato, lo strutto, l'uovo e il latte necessario per ottenere un composto omogeneo e consistente. Porre in frigo per 1 ora.

Stendete la pasta in una sfoglia sottile. Ritagliare dalla pasta dei dischetti di circa 8 cm di diametro.

Adagiatene metà in stampini a coppetta e riempire la cavità con la crema di ricotta che avrete preparato mescolando tutti gli ingredienti indicati e coprite con i tondini rimasti e sigillate i bordi.

Capovolgete i dolcetti e trasferiteli in un placca rivestita di carta forno.

Spennellate con l'albume leggermente sbattuto e infornare a 170° per 20 minuti o fino a doratura.

Stemperate lo zucchero a velo con il latte ed il limone. Sbattete il composto fino ad ottenere una crema liscia e abbastanza densa.

Ricoprite le paste già fredde con la glassa preparata e dopo qualche minuto decorate con una ciliegina.

Fate asciugare bene prima di servire.

 

 

Francesco-Guarino,-Martirio-di-Sant'Agata-

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