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                                La perla nera incastonata tra cemento e mare                   

                                             Borgo di San Giovanni li Cuti

La perla nera incastonata tra cemento e mare

Sotto il sole di un’estate che dura dieci mesi, lungo mare turchese, si snodano,dei paesaggi che sembrano identici l’uno con l’altro.

Ma non è così: ogni scoglio, ogni angolo e perfino il più piccolo anfratto hanno una storia da raccontare.

Per conoscere nostra scogliera,riteniamo che il modo migliore sia quello di percorrere via mare la costa del nostro golfo.

Acque trasparenti, meraviglie della natura, storia e preistoria si fondono in un gioco di forme, di luci e di colori che ci portano a scoprire un mondo nuovo, pieno di fascino e di suggestione. Il nostro viaggio parte dalla baia di San Giovanni li Cuti, una spiaggia formata da grossi ciottoli, detti “cutulisci”.
Se passi di fretta sul lungomare non ti accorgi di questa preziosa “perla nera” Il porticciolo è un piccolo gioiello incastonato nel golfo di Catania, tra il porto e l’antichissimo borgo di Ognina. Un ritrovo per i buongustai del pesce...

E’ anche il posto ideale, soprattutto d’inverno, per meditare Il borghetto si estende in lunghezza per non più di 800 metri.

E' una striscia di terra che divide il mare Ionio dal Lungomare di Catania, la cosiddetta circonvallazione a mare o “La scogliera”, zona coperta dalla colata lavica del 1669 Il fondale, che al centro della baia è sabbioso presenta un’irregolarità strutturale; cioè è composta da sabbia grossolana ” rina”, e orlato da due sponde di alti scogli, chiamati “orri”.
Questo tratto di fondale anomalo assomiglia pertanto ad una specie di strada sottomarina, e siccome il sostantivo di strada è traducibile nella voce dialettale “Vanedda”, il luogo prese il nome di “Vanedda Rina”.

Un’altra particolarità è la sua spiaggia di color nero, formata dalla terra dell’Etna, una vera e propria spiaggia "nera" molto simile a quella dell'isola di Vulcano nelle Eolie, ma lì la sabbia è finissima, qui "a grani grossi" Può non piacere a molti come tipo di superficie, ma non è affatto scomoda per prendere il sole. Rispetto alla sabbia normale, ha un enorme vantaggio: non rimarrà "impicata" cioè appiccicata addosso, fino a che a che una poderosa doccia casalinga non sarà stata fatta. Nella spiaggia sono stati posti dei grossi massi tra la spiaggia ed il mare per evitare il danneggiamento della spiaggia per le ondate nonché per rendere fruibile la massima quantità di spiaggia per i bagnanti.

Per gli amanti del bagno e non della tintarella, possiamo dire che potrebbe a tutti sembrare assurdo fare il bagno di fronte ai palazzoni del lungomare catanese ed alle case che circondano lo specchio di mare,ed invece ecco il bello di questa spiaggetta :il mare è praticamente quasi sempre pulito e cristallino. E, vogliamo mettere la comodità di fare un salto a mare nell’intervallo di pranzo o all’uscita di scuola?

Trovi le docce, gli spogliatoi ed i bagni chimici, la passerella per i disabili, due passerelle con scalette per permettere l'accesso comodo al mare. Saliti sulla barca che ci condurrà nel nostro giro, prendiamo il largo, ma non troppo, si naviga sottocosta se vogliamo leggere le impronte del nostro passato sul litorale. Usciti dalla baia continuiamo a navigare verso nord per raggiungere nel luogo più ricco di storia della nostra scogliera:la “Spizieria”. Qui doveva esistere l’imboccatura del classico e celebrato porto di Ulisse. Il luogo si trova all’uscita del porticciolo di S. Giovanni li Cuti, l’attuale piazza del Tricolore, e prese il nome di “Spizieria” per la presenza di una piccola fabbrica di prodotti medicinali. Ma alla “Spizieria”, intesa come tratto di mare antistante la nota scogliera,si deve l’ importanza, faunistica.

Dopo aver lasciato la Spizieria e sfiorato uno scoglio in mare, detto “Scughiazzu”,notiamo ora una piccola cava ai piedi di un grande costone di roccia: qui siamo nel posto chiamato “N’cannatu”;lo troviamo ai piedi di piazza Nettuno.
Proseguendo il tratto di scogliera prende un nome assai curioso “Cavaddazzu (Cavallaccio)”,che probabilmente suggerì ai contrabbandieri che operavano sul posto l’ingegnosa trovata di un fantasma. Attracchiamo quindi nel porticciolo di Ognina per visitare il Borgo.

Scheda itinerario

 

Tipologia itinerario : naturalistico, paesaggistico

– durata :

un paio d’ ore da fare in massimo relax per godere il panorama

 

- Itinerario stradale

In città : dal lungomare di Catania dopo piazza Europa,Viale Ruggero di Lauria, via S Giovanni li Cuti ; dalla circonvallazione viale Ulisse,piazza Mancini Battaglia, viale Artale Alagona, viale Ruggero di Lauria

 

- Come arrivare (suggerire i mezzi di trasporto, pubblici e privati, per raggiungere i luoghi):

La stradina che percorre il borgo è interdetta alle auto ed alle moto (escluse quelle dei residenti … ). All'ingresso della suddetta stradina vi è comunque presente un piccolo parcheggio rigorosamente abusivo per i motorini e le moto. La macchina può, anzi, deve essere parcheggiata sul lungomare, in cui ahimé sono presenti le tanto odiate strisce blu . Gli autobus possono essere posteggiati in piazza del Tricolore poco più avanti. Si può comunque raggiungere la spiaggia usando gli autobus della AMT (dal centro si può prendere il 534 che passa da Via Etnea). Chi ha l'amore per le due ruote, può comodamente arrivare in bicicletta e può posteggiarla proprio sulla spiaggia ….

 

- Grado di difficoltà

il percorso è agevole e facilmente realizzabile anche per i disabili

 

-Indirizzi utili

Sul lungomare si possono trovare numerosi Bar, ma anche il camioncino dei panini, pizzerie e l’hotel Nettuno.
La pausa pranzo si può fare, oltre che al ristorante del borgo, o in panineria, con la colazione a sacco sugli scogli o sulla spiaggia, è possibile rifornirsi di gustosi pezzi di tavola calda da consumare sulla spiaggia, sulle panchine, sui muretti.
Ottimi gli aperitivi rinforzati che si possono degustare seduti sulle terrazze sul mare anche in pieno inverno

 

- Motivazioni La visita della costa, vista dal mare offre una “visione” diversa di un borgo marinaro.
Unica controindicazione per chi soffre il mal di mare. L’esperienza di avere come guide i pescatori del posto offre una immagine della storia, degli aneddoti ,dei costumi di chi vive il mare non come turista, né come studioso, arricchisce in più di emozioni e di umanità

 

-Suggerimenti per lo svago

IL borghetto la sera offre, a parte lo splendido panorama illuminato della costa, ristoranti dove si possono gustare le specialità marinare come ad es “i masculini marinati o i sardi a beccaficu”, antipasti , primi e secondi, tipici della nostra tradizione gastronomica, pizzerie e una paninerie. Si possono gustare anche ottimi gelati.

Un suggerimento ? anche un panino, un gelato o un pezzo di “tavola calda” degustati seduti sulle panchine, sui muretti o meglio ancora sugli scogli illuminati dai lampioni e dalla luna hanno un fascino che non ha pari.

Titolo dell’itinerario

La perla nera incastonata tra cemento e mare

Borgo di S Giovanni li Cuti
 

Indirizzo:

Via San Giovanni li Cuti, alle spalle si trova il lungomare della città, è tutto un centro abitato

Notizie storiche

zona coperta dalla colata lavica del 1669 che ha dato origine alla Scogliera ,fino agli anni ’70 considerato solo borgo di pescatori e luogo dove andare a comprare il pece appena portato dalle barche , recentemente attenzionato dalle amministrazioni comunali.

Aneddoti, curiosità e tradizioni popolari

Un tratto di scogliera prende il nome assai curioso “Cavaddazzu = Cavallaccio”, che probabilmente suggerì ai contrabbandieri che operavano sul posto l’ingegnosa trovata del fantasma. Per lungo tempo, non si parlava d’altro che di questo fantasma, di cui si avevano soltanto vaghe notizie, perché pochi del resto, osavano avvicinarsi al luogo in cui comparivano.

Si diceva che somigliasse ad un cavallo dondolante che emetteva bagliori sinistri. Così la leggenda del fantasma prese con il passare degli anni sempre più consistenza. Di giorno nascosto tra gli scogli,di notte,intorno la mezzanotte faceva la sua fantastica apparizione spaventando perfino i finanzieri che in un luogo non molto distante controllavano la costa allo scopo di reprimere il contrabbando;tutto questo durò a lungo nel tempo fino a quando un sospettoso e vero finanziere volle rendersi conto più da vicino di quanto accadeva.
Armato di moschetto si avvicinò al fantasma e sparò sul cavallo, abbattendolo. Il coraggioso finanziere non sentì alcun lamento da animale, ma solo un grido d’uomo che lo spaventò tanto da fargli credere una disgrazia. A ridosso di un grosso albero di fico d’india trovò alcuni fogli sparsi di cartone sagomati a forma di cavallo,un lume a petrolio in frantumi e l’operatore di scena sanguinante e piangente perché ferito.
La notizia venne appresa con sollievo dall’intera borgata, soprattutto dei ragazzini che in questo luogo raccoglievano un tipo di fichi d’india selvatico per fare l’inchiostro rosso.

Il nome “Ncannatu”, dato al costone di roccia ,che si stende prima di giungere ad Ognina, è dato da una specie di trappola inventata dai marinai, per impedire la fuga ai pesci. Essa era costituita da due reti, una chiamata “tònira”,disposta verticalmente,l’altra distesa orizzontalmente mantenuta a galla da una raggiera di canne, il pesce che tentava la fuga rimaneva intrappolato dalla ‘ncannata.

Descrizione

La spiaggia formata da grossi ciottoli, detti “cutulisci”, la cui forma è dovuta al moto di rotolamento discontinuo impresso dal mare lungo i secoli. Il fondale, che al centro della baia è sabbioso presenta un’irregolarità strutturale;cioè è composta da sabbia grossolana (rina), e orlato da due sponde di alti scogli, chiamati (orri).
La tipologia di questo fondale conferisce al mare una notevole ricchezza di fauna ittica e dà quindi la possibilità di praticare molti tipi di pesca.

In generale ogni stagione dell’anno potrebbe essere buona, sempre poi che il tempo permette. le più propizie sono quelle primaverili e autunnali, durante le quali un gran numero e varietà di pesci si concentra sulle secchie in prossimità della costa. In particolare il periodo più proficuo è quello che và da aprile fino a tutto giugno; con i colori di luglio – agosto, invece man mano che la temperatura dell’acqua aumenta, diminuisce l’appetito del pesce e solo durante la notte il bolentino può essere redditizio. Il bolentino è la lenza a mare per la pesca sul fondo, con grosso piombo e più ami.
Nella zona chiamata “’Ncannatu” si pescano grossi cefali,soprattutto nel pomeriggio, per via dell’acqua intorbidita dalla risacca delle “sciroccate”, e un pesce chiamato “tracchia”, che, ci dicono ha il sapore della spigola.

Il borgo è ben conservato e si stanno ristrutturando anche diverse abitazioni, buona la fruibilità

 

Bibliografia

Le notizie sono riportate per come le abbiamo sentite dai pescatori che ci hanno accompagnati e dallo zio di una
di noi che è un cultore della storia del nostro mare.

 

 

                                                                                                                                                                         Anna e Cristina 

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