L'isola che c'è
Un giorno Trilli se ne sta sdraiata sul ramo della grande quercia che si trova al centro del campo dei bambini dimenticati per nasconderli a Capitan Uncino. All'improvviso uno dei bambini dimenticati accorre al campo per raccontare ciò che ha appena visto. Trilli curiosa si precipita dai bambini per ascoltare la storia. Mike, il bambino che al momento si trovava al centro del campo circondato dai suoi amici, comincia a raccontare cosa gli era successo poche ore prima. Racconta di essere stato visto da Capitan Uncino e che proprio lui lo ha catturato e messo in uno dei cannoni di cui era dotata la nave dei pirati.
Uncino aveva acceso il cannone e Mike si era visto partire a razzo verso il cielo; aveva chiuso gli occhi e all'improvviso si era ritrovato in una terra misteriosa, fantastica ,al suo racconto. Trilli curiosa e incredula si precipita sulla nave dei pirati. Arrivata. li pensa di far arrabbiare Uncino così lui l'avrebbe spedita dove Mike era stato. In quel momento Uncino era nella sua stanza dove stava studiando le solite mappe per andare a trovare i suoi famosi tesori, Trilli svolazzando di qua e in là cerca il cannone di cui le parlava Mike che aveva un particolare sulla fiancata: c'era un disegno di una terra da Trilli non conosciuta, curiosa come sempre Trilli cerca di attivare il cannone, di entrarci per andare in quella terra cosi misteriosa e affascinante. Un urlo squarcia l’aria “ fuoco ai cannoni”, tuona Capitano Uncino. Trilli percepisce l'accensione del cannone chiude gli occhi si tappa le orecchie ” mannaggia alla mia curiosità barbina! Dove andrò a finire adesso?”
“Sono sempre stata attratta dai colori dei fiori, dalla meraviglia di un arcobaleno, e dalle sfumature di una farfalla. Adoro pastrocchiare con i colori, portare la vita, l'allegria, la solarità dove c'è grigio, buio” pensa a voce alta, tanto chi la sente lassù?
Comincia a volare girovagando un po’ da per tutto quando ad un tratto sente un profumino delizioso che non sa che cosa sia; va a vedere e scopre degli alberi con delle strane palle appese di color arancione. L'unica cosa che sa è soltanto che hanno un buon profumo, vede un signore e dei bambini che giocano attorno agli alberi che parlano tra di loro. Trilli riesce a sentirli e capta il nome di queste cose per lei sconosciute si chiamano arance, vede il signore che comincia a raccoglierle va da lui per chiederne un po’ ma purtroppo Trilli non può essere ne vista ne sentita essendo una creatura magica.
Ecco , non lo so perché mi vengono questi pensieri, sarà questo strano posto.” Nel frattempo stava scendendo la sera ,la fatina è attratta da un profondo borbottio che si trasforma in un roco boato, e poi una fontana di fuoco illumina il cielo “ Wuau ! Fantastiglioso ! che sarà?” pensa la biondina e si leva in volo , per niente intimorita ,per osservare più da vicino.( foto 4) Da un enorme bocca spalancata ,da un camino gigante, si leva nel cielo un’alta e densa fumata e poi maestoso spettacolo di fuochi d’artificio e di colate di lava incandescente.
Un’esplosione di colori che travolge e coinvolge tutto ciò che incontra…non solo il cielo, ma anche i palazzi, le strade e i volti di chi li sta ammirando con il naso all’in su.” Guarda i fuochi d’artificio” dice una giovane donna ad un piccolo con un palloncino in mano. “Ecco cosa sono “ pensa la fatina; sono colorati e frizzanti, emozionano e lasciano il segno non solo nel cielo, ma anche in chi li guarda…da vicino o da lontano , perché spezzano la monotonia della notte, fanno sorridere e tornare bambini: .i fuochi d’artificio, con le loro girandole e giochi di luce, catturano e rilassano la mente nonostante il frastuono attorno, trasmettono positività e voglia di sorridere. Sì, perché i fuochi d’artificio provocano un’emozione che vogliamo condividere con gli altri .. “ chissà quanto ne sarebbero entusiasti i miei bambini” pensa con un velo di nostalgia la fatina , e poi sorride e poi si alza nell’aria la sua risata piena di gioia.. Essere spumeggianti, sottolinea , non significa prendere le cose poco seriamente: ridere, anzi, è una cosa “serissima”, perché le persone ne hanno sempre più bisogno…e tu non vuoi andare incontro a quei giochi di colore e di luce? Sorridi e fai sorridere, unisci leggerezza alla gioia , spargi di positività tutta la tua identità ,declama Trilli dall’alto, peccato che nessuno può sentirla, o forse no. Due bambini, con un sorriso sdentato, salutano con le loro manine appiccicose di caramelle e zucchero filato, verso il cielo, chi ? gli occhi dell’innocenza hanno permesso loro di vedere Trilli o danno un saluto ad un palloncino colorato che è sfuggito alle mani di qualche altro bambino o semplicemente è un ciao alle stelle cadenti di tutti i colori?
Ubriaca di luci e di colori , un nuovo profumo colpisce il nasino all’in su di Trilli, vola più in basso possibile e vede tante bancarelle colorate e grossi pentoloni che girano e un insistente odore di zucchero abbrustolito, di mandorle…( foto 8) “ Accidenti, che voglia di assaggiare questa goduria che gira in pentola..ma essere invisibile avrà qualche vantaggio? “ e con aria biricchina allunga una mano e fa sparire una barretta di zucchero con affogate mille mandorle…delizia !!! Peccato che volteggi nell’aria ma lei non lo può assaggiare.
Trilli non sa cosa fare e svolazza svolazza magneticamente attratta dal luogo dove è atterrata : la montagna. Il vulcano sembra essersi calmato e sembra aver indossato un cappello bianco che si agita con sbuffi di fumo di qua e di la. Ride la piccolina ma fa freddo e la notte si è fatta scura, illuminata solo dal bagliore di un lento fiume rosso che scorre sul fianco della montagna “ non mi piace niente niente, meglio cercare un rifugio per la notte” dice arricciando il naso e riprende a volare.
Alberi oscuri nella notte, e vola vola vede luci, case, non tante a dire il vero , qualche cane che abbaia e poi una finestra attrae l’attenzione di Trilli si mette a spiare da dietro la finestra e vede che una signora che sta impastando dei dolci. Trilli incuriosita spiaccica il naso contro il vetro per osservare meglio e si accorge che la signora la sta osservando: la riesce a vedere e pure sentire
"Chi sei tu e che ci fai qui" dice la signora e "Io sono una fatina che viene dall'isola che non c'è e qui nessuno mi può vedere e sentire. Lei invece si …” esclama la fatina stupita . “ Entra , fa freddo” le dice con un sorriso invitante la signora. “ Ciao, sono Maria e…ti posso vedere e sentire, non mi chiedere perché , sta tranquilla , cosa posso fare per te ?” quasi senza parole Trilli balbetta “ In che modo mi può aiutare ?" Maria ,cercando di metterla a proprio agio le risponde “ Quale è la cosa che vorresti di più in questo tuo viaggio?” “Ehm, riflette per un attimo , Certo essere invisibile hai i suoi vantaggi però…ecco vorrei intanto assaggiare un’arancia e poi.. vorrei, vorrei provare ad essere una ragazza come tante, e …posso dirti come ?” Maria ride e nel frattempo le porge un’arancia che faceva bella mostra di se in un cesto in quella accogliente cucina “ Spara!” “No, no non potrei mai” dice Trilli scuotendo energicamente la testa e portandosi le mani alle orecchie. “ macchè, babba! Come vorresti essere da ragazza, visto che siamo in fase di regali..” Rassicurata allora risponde decisa “ Alta bruna e.. con tante belle curve..” “ Si, bedda, continua a ridere Maria , e poi.. magari ricca e malandrina”.” Boh, questo non lo so” dice perplessa la fatina non avendo capito molto.. “ Siediti, tieni questo dolce , sai come si chiama ? Panzerotto.
..La fatina è pervasa dagli odori che si fondono in quella stanza: il profumo intenso delle arance, della cannella , dei chiodi di garofano, di anice, di legna che brucia, di dolci che cuociono nel forno ,in fondo alla stanza Maria che impasta ,affondando le mani nella farina che si spande nell’aria con un pulviscolo che fa il solletico al naso e sembra che danzi, e sembra felice di creare quelle meraviglie.
Assorta in questi pensieri, Trilli alza gli occhi e vede riflessa nel vetro della finestra una immagine : “Oddio! E chi è ? urla quasi. Maria accorre spaventata e comincia a ridere “ E chi è ? certo ca sì scunchiuruta” Trilli la guarda con un enorme punto interrogativo stampato in faccia e se possibile Maria ride ancora di più. “ Scusami le dice carezzandole la testa, non è un insulto , sconclusa, vuol dire . Non hai capito? Quella sei tu. Alta, bruna con gli occhi neri come la pietra dell’Etna e bella” Trilli si osserva meglio , e si proprio come ha sempre desiderato essere, non quel fruscellino biondo.
“ Bene, prosegue Maria, adesso ti porto a casa mia , ti presento alle mie figlie, diciamo che sei forestiera e che, avendo perso la strada per sta notte ti ospitiamo noi, poi si vedrà.” Così dicendo, sforna due teglie di meraviglie che emanano un profumo delizioso, spegne tutto si mette cappotto e cappuccio e si avviano all’uscita ,improvvisamente frena si toglie il cappuccio lo calca sugli occhi della ragazza e le dice : “da adesso tu ti chiami Viviana, mica ti possiamo chiamare Trilli, riderebbero tutti fino a dopodomani”, sorridendo escono insieme.
“ Ma chi è questa donna? –pensa Trilli- una fatina più fatina di me?”
Dopo un breve tragitto in macchina le due arrivano davanti ad un palazzetto, salgono in fretta le scale, da dietro le porte delle case , trapela il profumo del buon cibo fatto in casa, accompagnato dal vocio di chi in quelle case accudisce anche ai figli o chiacchiera con qualcuno ,televisioni accese, musica, bambini che piangono o che ridono, una lingua che suona strana…Trilli , cioè Viviana, è incuriosita, timorosa da una parte, rassicurata dall’affetto spontaneo di Maria dall’altra. Le presentazioni con le figlie sono rapide, nessuno stupore da parte delle ragazze che le danno il ben venuto come se fosse la cosa più naturale del mondo avere un’ospite in casa…”aggiungi un posto a tavola, Francesca e tu prepara un letto ,penso che Viviana dopo cena voglia andare a letto è stata una giornata lunga e faticosa per lei”.
Le ragazze le chiedono se ha voglia di fare un giro con loro dato che domani sarà vacanza in città, non c’è scuola né lezioni all’università, la invitano ad unirsi al gruppo di amici con i quali si incontreranno per trascorrere insieme la giornata di festa. Maria augura loro la buona notte dicendo che si sarebbero riveste la sera successiva poiché lei sarebbe uscita molto presto la mattina seguente “ i miei dolci mi aspettano , e domani verranno in tanti a prendere la colazione e poi mi toccherà preparare .
La notte trascorre serena e la nostra fatina dorme come mai aveva dormito, si sente protetta ,sazia, e nel frattempo eccitata per questa avventura, l’ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi è stato “ Chissà se queste ragazze sanno di avere una mamma “magica”?”
E’ la mattina di un nuovo giorno, fuori c’è una luce quasi accecante, il sole splende alto nel cielo azzurro, è inverno e lo si capisce dalla cima dell’Etna innevata che si vede dalla finestra , ma sembra estate, le ragazze fanno velocemente colazione con i dolci che Maria aveva portato la sera precedente: cornetti, briosce con un cappellino in testa cosparse di zucchero, un cappuccino fumante e nell’aria un profumo di caffè che si mescola all’odore dei dolci riscaldati in forno da Francesca. “ Ma non hai un cambio?” chieda Marcella a Viviana, notando per la prima volta che la ragazza che ha portato la mamma la sera precedente, viaggia senza una borsa. Non indaga, e apparentemente non si stupisce “ Vieni con noi, qualcosa troviamo, hai più o meno la nostra corporatura” dicono all’unisono le due sorelle e le spalancano dinanzi agli occhi un armadio pieno di vestiti. Trilli resta sbigottita, mai ha dovuto pensare a come vestirsi e adesso ha l’imbarazzo della scelta. “ non t’illudere se c’è il sole, è sempre febbraio, fa freddo e poi staremo fuori fino a tardi, o hai impegni e vuoi andare via?” le dice Francesca con fare quasi materno “No, no, si affretta a rispondere la fatina, spaventata dall’idea che quest’avventura si potesse concludere, solo non so cosa scegliere, vi ringrazio, siete così carine con me e non vorrei disturbare”. ”Ma che disturbo, ride Marcella mentre le porge un paio di jeans, una maglietta, un maglione e una sciarpa ,meglio vestirsi a cipolla, sai in queste giornate e certo con quella gonnellina leggera che hai potresti prendere freddo” Viviana non capisce: “ a cipolla??”, ma sorride a sua volta.
Si parte ,dopo un breve tragitto la macchina si ferma davanti ad una grande piazza. “ Allora, comincia Francesca, è la prima volta vero che vieni a Catania? Questa è piazza Europa, luogo di incontro e passeggiate, per i giovani e meno giovani. La mamma si lamenta che da quando l’hanno ristrutturata non è più la stessa, ma guarda che bello siamo in piena città e li di fronte c’è il mare. ti portiamo , tranquilla a vederlo da vicino, appena arrivano i nostri amici.
Come in estasi Viviana lo segue, con l’assenso delle sue amiche. Si ritrova in macchina con altri ragazzi che fanno di tutto per metterla a suo agio e dopo un brevissimo tratto di strada si fermano di fronte ad una lingua di terra nera con una manciata di scogli che sembra gettata li a caso. Proprio al centro della città , a due passi dalla centralissima piazza Europa e dal trafficato Corso Italia, si trova questo piccolo Paradiso. Si apre dinanzi a suoi occhi uno spettacolo mozzafiato, la bellissima spiaggetta di sabbia vulcanica nera e finissima che si scontra con l’acqua fredda e cristallina del mare, “La strada, che dovrebbe essere chiusa al traffico è libera e piena di panchine e vasi fioriti, il silenzio lascia a volte spazio al rumore del mare, a volte al canto degli uccelli, ed i gelsomini ed i gerani che fanno bella mostra sulle fioriere dei numerosi balconi fioriti, rilasciano il loro profumo rassicurante.” Spiega Marco, e continua quasi imbarazzato” questo solo perché è inverno, guarda le mamme che portano i bambini a giocare sulla sabbia, le signore approfittano del primo sole per fare quattro chiacchere distese con tutti gli strati di vestiti ,sugli scogli come lucertole. D’estate la realtà è ben diversa le numerose macchine che sono in fila alla disperata ricerca di un parcheggio (ma come non era isola pedonale???) le panchine sul lato della strada sono inarrivabili perché i numerosi motorini impediscono il passaggio, la spiaggia nera di “sabbia vulcanica” viene deturpata da una miriade di cicche di sigarette e rifiuti” E’ arrabbiato ma poi vede lo sguardo di Viviana velarsi di tristezza e allora indora la pillola “ Però, continua, ci sono tanti signori abituè , che vengono tutti i giorni al mare da aprile a novembre, che spesso si fanno carico della pulizia di quest’angolo di paradiso, se tutti fossimo come loro…”. Viviana si accorge che quel ragazzo le piace sempre di più. L’allegra comitiva li raggiunge , fanno un giro nel piccolissimo borgo, la piazzetta, i pescatori che si occupano delle barche sulla battigia , che li salutano con cordialità, il sole che riscalda la pelle ed anche il cuore. Certo, il posto è bellissimo ed un pranzo all’ombra di un albero guardando il mare non ha prezzo.
Tra risate, pettegolezzi, programmi per la serata i ragazzi fanno fuori una sequenza di piatti che un simpatico cameriere poggia sul tavolo lasciando che ognuno si serva a piacimento. Marcella all’improvviso si ricorda che lei forse non gradisce quelle portate di frutti di mare, di polpo e ricci e poi tutto il ben di Dio messo sulla tavola: parmigiana, caponata, frittelline di pesce.., ma Viviana si affretta a dire a tutti che ogni boccone che mangia è buonissimo e vuole conoscere il nome di ogni cosa .”Sai , le dice Alberto, un altro ragazzo della comitiva, la nostra cucina è frutto di tutte le dominazioni che si sono avvicendate in Sicilia, è la fusione di tante culture che ci hanno lasciato, ognuno qualcosa e non solo a tavola! che hai visto della città ? e tutto ridono” E’ arrivato Sapientino “ . Con la bocca piena Viviana si affretta a dire che vuole vedere tutto e…assaggiare tutto. Nel frattempo pensa “ Oh Dio ma riuscirò a volare dopo aver mangiato tanto ? “ e subito dopo si dice,” beh per ora non me ne perdo una domani si vedrà”. Dopo il meraviglioso pranzo i ragazzi si dedicano ad una passeggiata seguendo il lungomare. “Questo è porto Ulisse, il primo porto della città, oggi è il borgo di Ognina, un'altra piccola isola nella città” a raccontare è sempre Alberto che quasi quasi si sente in dovere d’informarla su ogni dettaglio della città , ma viene subito zittito dal gruppo ” Basta, non vorrai affliggere la nostra ospite con le tue manie da cicerone!”, offeso lui si allontana un po’, ma forse è solo scena, sembrano essere complici in questi battibecchi. Poltriscono un po’ al sole seduti sulle panchine di fronte al mare, godendo veramente di una strana atmosfera per quella città che era sembrata così caotica qualche ora prima: sole , mare ,le oche che si tuffano e ritornano sulla spiaggetta, due innamorati poco distanti che sembrano trovarsi in un mondo parallelo, due vecchietti che giocano a carte più in la su un tavolino ricavato da una cassetta della frutta, ed è febbraio ma il sole riscalda e poi alle spalle Lei, l’Etna ,che sembra dipinta di rosa e arancione ed ha il pennacchio che si fonde con le nuvole. “ Muoviamoci , torniamo a prendere le macchine e andiamo se vogliamo andare alla festa” spezza l’incanto Francesca e malvolentieri tutti si rimettono in cammino. Viviana si ritrova vicino a Marco, un caso o un segno del destino? Lui la prende sotto braccio e allegramente le dice : “ Ti racconto io due cose al volo – “ Volo?”, Rabbrividisce Trilli-Viviana,- se no, se comincia Alberto a raccontarti la storia della festa di S.Agata, è la fine, te ne parlerà fino a stanotte”
Qualunque cosa le voglia raccontare Viviana pende dalle sue labbra e Marco le spiega che è la festa della santa patrona della città, festa importante che diventa un gran carosello tra sacro e profano, immancabile per tutti i catanesi e non. Nel frattempo sono arrivati dove avevano lasciato le macchine e in modo estremamente naturale i ragazzi si dividono in due gruppi ,dandosi appuntamento all’angolo di piazza università; “ Marco viene con noi ,lo tira per una manica Marcella , e spinge Viviana verso il sedile di dietro della loro macchina. Si parte. Man mano che si avvicinano al centro della città ci sono lunghe file di macchine, clacson che suonano, gente che inveisce, e Viviana confusa si chiede se mai arriveranno a destinazione e soprattutto dove metteranno le macchine. Quasi leggendole nel pensiero Francesca le dice di non preoccuparsi perché fra pochissimo arriveranno a casa di una zia che abita abbastanza vicino al centro e lasceranno le macchine nel suo cortile. E così succede. C’è una stana atmosfera per le strade, tanta gente ,forse troppa, tutti diretti verso un punto per Viviana ignoto ma più vanno avanti più Marco le stringe un braccio e…Alberto l’altro “ Ti perdi se no” è stata la dichiarazione di entrambi quasi all’unisono. Di fatto erano ancora tutti insieme, ma la folla si fa sempre più fitta e il rischio di essere travolti sembra concreto. Ed ecco che girano da una traversina e si ritrovano all’angolo di una piazza che Trilli aveva sorvolato , quando? Due giorni, un giorno prima ? o in una precedente vita? Viviana è turbata, ma nessuno sembra farci caso, non sa cosa pensare di quelle persone tutte ammassate una sull’ altra, vestiti di bianco con un berretto nero in testa, quando si accorge che tirano un cordone ,poi vede una vara che, trascinata da questo cordone, ha sopra un busto che rappresenta una ragazza bellissima con gli occhi che le brillavano e chiede cosa è tutto questo. L’occasione di Alberto è arrivata, entusiasta quasi le urla in un orecchio per farsi sentire tra il rumore dei fuochi, le voci di migliaia di persone, insomma un frastuono : ”E’ la festa di Sant’Agata. Che trasforma la splendida Catania nell’ “ombelico del mondo”. Suoni, colori, profumi. Senti ,guarda , respira. Ai festeggiamenti non manca proprio nessuno: credenti convinti e atei impenitenti, anziani e bambini, emigranti trasferitisi oltreoceano e vecchi che non hanno mai visto il Continente. Si, si, per molti da queste parti il resto dell’Italia viene chiamato così. Devoti o semplici curiosi si contano a centinaia e centinaia di migliaia, e in certe annate arrivano a sfiorare il milione di presenze” “Me lo ha detto Marco che è la festa della santa patrona” tenta di dire Viviana, interrotta da “Tutti devoti tutti. Cittadini, viva Sant'Agata", si sente urlare a squarciagola e nel frattempo proprio dinanzi al gruppo si ferma la santa, nel suo argenteo fercolo .
Vederla, scorgerla anche solo un attimo , è un’emozione, e un brivido lungo la schiena. Nel frattempo scorge alcuni uomini , anche loro vestiti di bianco con dei ceri gialli enormi “ li trascinano sulle spalle per tutta la notte e alcuni arrivano a pesare oltre 200 chili! È per voto sai” Marco sembra continuare ad alta voce il suo pensiero e prima che Alfredo possa intervenire continua “Per giorni poi non si conteranno gli incidenti stradali causati dall’asfalto reso viscido dalla cera votiva, conseguenza di una passione e devozione che negli anni non si riesce ad affievolire. Come vedi in quest’occasione non puoi frenare la fede popolare con la ragione” “Spostiamoci più in avanti così le facciamo vedere le candelore “ e quasi senza capire da dove veniva la voce e senza poggiare i piedi per terra Viviana è trascinata parecchi metri più in la, è strano, non ha paura si sente circondata e protetta da tutta quella folla che in un altro momento le avrebbe fatto venire il panico. “certo che se avessi le mie ali” pensa per un attimo “ chissà che spettacolo visto dall’alto “ Allora, Vivi, ricomincia Alfredo, tutto preso dal suo ruolo di guida ,mentre Marco le sorride; questa è via Etnea ,vedi ? in fondo c’è l’Etna. I palazzi, come in tutte le vie del centro, sono barocchi, neri di pietra lavica. Ecco il corteo delle pesantissime undici candelore trascinate e sorrette dai fedeli, rappresentano le corporazioni dei mestieri cittadini: i macellai, i panettieri, i pescivendoli , i pizzicagnoli…,” timidamente Viviana prova a chiedere “ Ma perché hanno tutti quel vestito bianco?” e prima che Alberto riesca ad aprire la bocca Marco interviene “ E’ il sacco, per molti è più "esotico" narrare che ricordi il pigiama che indossavano i concittadini al momento in cui le reliquie della santa tornarono in patria o la veste delle processioni legate al culto di Iside, che non accogliere la triste verità sul fatto che sia un saio devozionale il cui nome deriva dal greco-bizantino "sakkos", con la "scuzzetta" che non è il berretto da notte, ma ricorda il capo cosparso di cenere di ogni devoto che faccia atto penitenziale “.
Francesca , divertita dal ping pong di notizie tra i due ragazzi, prende a braccetto Viviana, domandandole se per caso sia stanca ma la ragazza scuote la testa con decisione per rafforzare il suo “No ,no” l’amica le sussurra quasi all’orecchio, o lo sta gridando ? “per una volta all’anno, tutti i segmenti sociali di questa complessa comunità sono uniti. Bisogna “restare accesi” per ore, e dimenticarsi di ogni stanchezza o problema. Se non si ama la confusione è meglio starsene alla larga. Catania, città già incredibilmente viva di sé, in questi giorni dell’anno supera ogni limite di caos e confusione, tanto che per le strade si respira più un’atmosfera sud americana che europea, ma il bello è anche questo. Spero che tutte queste emozioni valgano il tuo viaggio” Viviana sente che sta per commuoversi ,il suo viaggio…quanto potrà durare ancora? I suoi pensieri vengono interrotti da Giulia, un’altra ragazza del gruppo che fino a quel momento aveva parlato poco “ Che ne dite se andiamo a casa di mio zio che ha una terrazza bellissima da dove possiamo vedere un altro pezzo di processione dall’alto e i fuochi del borgo comodamente seduti ?” l’idea è accolta con entusiasmo e tutti cercano di farsi strada verso luoghi meno affollati, trascinando Viviana quasi di peso. Per strade secondarie i ragazzi giungono davanti ad un portone ,grande, spalancato e dentro accogliente una grande scala di marmo “ Si- dice Giulia- è uno dei palazzi nobiliari della città, oggi è difficile mantenerli e sono diventati una serie di appartamenti, ogni proprietario cerca di mantenerli al meglio, sai questo apparteneva ai Borboni, perlomeno ad una famiglia imparentata con loro.“
Tutti salgono lo scalone che evoca epoche passate, ma senza l’antico splendore, lo zio li accoglie cordiale, bacia e abbraccia tutti e li invita ad accomodarsi in una spettacolare terrazza coperta e circondata da vetri colorati, ci sono piante, fiori, poltrone divani e gruppi di persone che chiaccherano fra di loro. La stanchezza improvvisamente si fa sentire e le comode poltrone accolgono tutto il gruppo che ne approfitta per riposarsi e scambiare pensieri, opinioni, notizie
Viviana ascolta , partecipa e nel frattempo pensa : È bello esprimersi liberamente e raccontare con spontaneità a un’amica o a un amico quello che si pensa senza tanti filtri. Ma è bello anche, fermarsi un momento e lasciare spazio al silenzio. Per scoprire, ad esempio, che quello che si voleva dire non è così importante. Per lasciare spazio e tempo alla persona con cui stiamo parlando di formulare ed esprimere un’idea che altrimenti non sarebbe venuta fuori. Oppure, semplicemente, per assaporare insieme l’intimità di un momento non verbale. Ho scoperto la magia della condivisione disinteressata, le sembra che a Catania si sia compiuto un miracolo :ha conosciuto la stima, è stata sorpresa da una persona con un atto gentile che le ha regalato un sorriso e la felicità di essere un’altra persona, anzi una persona, come tante, come tutti . E’ stato quel gesto inaspettato e portare con sé quel calore E il sorriso di uno sconosciuto le ha trasmesso un input positivo, una piccola vibrazione capace di mettere in moto nuove energie. Non è un rapporto di coppia ma l’incontro di due mondi, di linguaggi diversi, di un amore, forse, che sconfina in un gioioso intreccio di amici e di amici degli amici; sì, questa è la primavera della vita, una primavera al profumo di arance, di mare ,di dolci …. Di casa.” Come faccio a lasciare tutto e ritornare nella mia isola? E i bambini…” Inavvertitamente si è presa la testa tra le mani e forse ha espresso i suoi pensieri a voce alta, vede vicino al suo volto quel giovane siciliano dai tratti quasi antichi, capelli castani, occhi verde- azzurri che le sta dicendo qualcosa e per il quale il suo cuore accelera i battiti, ma non lo sente, un rumore le perfora i timpani.
Valeria
Pensa atterrita la bionda fatina e, tutto ad un tratto, si ritrova in un posto altissimo misterioso, deserto, nero…sollevandosi in volo riesce a spaziare con lo sguardo e ..meraviglia: il mare e in mezzo delle protuberanze scure “ scogli? Isolette?” e poi virando dall’altro lato Trilli rimane estasiata della bellezza dai colori del paesaggio e in lontananza la frenesia della città.
Che strano posto! Un deserto di pietra nera ,e poi un mare blu cobalto e poco più in la una fitta vegetazione e poi spuntare come funghi case , palazzi ,macchine” Lo sbigottimento lascia spazio alla Trilli desiderosa di scoprire nuovi mondi ,e, perché no, di vivere nuove avventure.
“ Mannaggia! Mi consolo con la vista gli aranci che sono al contempo fioriti e con i frutti. Un profumo inebriante. La vita è sempre così. Sembra farlo apposta. E’ imprevedibile. Bisogna prendere quello che offre, non cercare quello che immaginavamo.ma riuscirò in qualche modo ad assaggiarli questi frutti” E sotto i suoi occhi i bambini sembrano farlo per dispetto, le loro dita scorrono veloci sulla buccia profumata, frantumandola in piccoli pezzi, cercano gli spicchi polposi, dalle loro espressioni sembrano essere leggermente aspri, mentre nell’aria si spande un profumo unico, inconfondibile, delizioso, pungente.. che sa di inverno.. Nella mente di Trilli si materializza un pensiero: “l’arancia è un cibo confortante ,sottolinea con entusiasmo, che sa di casa, di coccole, di emozioni, di serate davanti al camino di biscotti appena sfornati e torte soffici… ok, ok lo confesso, tutte queste cose non le ho mai avute, ma le vorrei!
Trilli plana più vicino per vedere meglio, curiosa com’è, e inventa un nuovo gioco ,vola basso basso e poi vira in alto ad ogni spruzzo della fontana di fuoco, divertente ,ma un po’ pericoloso .” Attenta Trilli non si scherza con il fuoco, potresti bruciarti le ali. Non provocare l’Etna ,guai se s’infuria” lo sente come un eco che si ripete “chi è se non c’è nessuno quassù” grida quasi la fatina ma l’eco le risponde…mentre è intenta a saltare su e giù seguendo il ritmo degli zampilli di fuoco la sua attenzione viene attratta da una pioggia di stelle colorate : verdi , rosse, dorate ,azzurre illuminano il cielo in lontananza. “ che meraviglia mai viste le stelle così colorate e ..guarda li un’altra fontana di fuoco e poi un’altra a distanza, meglio andare a vedere” E Trilli decolla verso la città che aveva visto in lontananza. Ci sarà un’altra montagna con la bocca spalancata anche li?
Che bello ! c’è anche la musica e tutte queste luci sembrano danzare e ogni volta s’illumina un qualcosa di nuovo: una chiesa , un palazzo una fontana …un elefante ? la fatina incuriosita plana sulla proboscide di questo enorme animale di pietra nera pensando tra se e se “oh ,comodamente seduta mi godo lo spettacolo , poveretti la giù stanno tutti pigiati! ma ,sarà la magia di questo spettacolo, nessuno sembra farci caso”
Li preparo per la colazione di domani mattina , affonda i denti nella sua pasta friabile gusta la crema di cioccolato che ne riempie il cuore, mangia fino all’ultima briciola lasciandoti trasportare dal suo gusto e vedrai: magia sarà fatta. Quando il tempo sarà venuto, quando deciderai di riprendere le tue sembianze e di tornare a casa ne riparleremmo. Ti lascio un attimo affinché tu possa da sola fare quest’esperienza, a dopo” e Maria si allontana per mettere nel forno teglie piene di altri impasti che promettono bene.
Si siede per assaggiare finalmente quel frutto da lei tanto desiderato . No, prima il panzerotto e vediamo se la magia di Maria sarà efficace, pensa Trilli. da il primo morso: le sue papille gustative fanno la ola , mai assaggiata una cosa simile. E giù con il secondo e terzo morso e lascia che il sapore del cioccolato la inebri , e le faccia anche qualche sbafo sulle guance. Alla prima sensazione di goduria ne segue una più appagante , di benessere totale .
Detto fatto si ritrovano attorno ad un tavolo con una zuppiera di pasta al centro. “Scusaci, dice Francesca, non sapevamo di avere un ospite sta sera , quindi avevamo preparato una semplice pasta alla norma, ci faremo perdonare domani” e nel frattempo riempie a un piatto di rossi e fumanti maccheroni sui quali sparge una manciata di dadini fragranti e dorati , si blocca a mezz’aria vedendo l’espressione quasi stranita della ragazza .
”Ti piacerà, sicuro. E’ solo pasta con la salsa di pomodoro, basilico una manciata di melenzane fritte e.. aspetta che spolverizzo un po’ di ricotta salata e poi assaggia”. Interviene Marcella, l’altra figlia di Maria, sorridendo invitante. Viviana mangia con gusto e in quel piatto di “semplice pasta” trova un armonia di sapori che, non sa perché, le fa venire in mente l’estate.La cena prosegue tra chiacchere, risate e progetti per l’indomani.
pure le “minnuzze di vergine” immancabili per la festa della nostra santa patrona” “ cosa sono queste cose che devi preparare per domani ?” chiede curiosa Viviana, e Maria le spiega che sono delle cassatelle di ricotta a forma di piccoli seni ,ricoperte da una glassa bianca di zucchero e decorate con una ciliegina rossa, infine le promette che le avrebbe sicuramente assaggiate l’indomani. Maria abbraccia le tre ragazze e sussurra a Trilli “ ricorda che quando vorrai andare, basta che tu ti faccia accompagnare in pasticceria e troveremo il modo per farti volare via” .
Ecco vedi quegli scogli? Sono colate laviche stratificate, sai l’Etna ogni tanto l’ha sepolta la nostra città, che però orgogliosamente è rinata per sette volte come una fenice. “Non avete paura a vivere sotto il vulcano?” chiede Viviana allarmata. (“Per niente” rispondono insieme le due ragazze.” Alza gli occhi, non la vedi la nostra montagna, sembra essere li che ci protegge, è vero ogni tanto sbuffa, trema e noi con lei, ma ,forse perché siamo nate e cresciute qui, non ci fa paura, forse perché pensiamo che niente di male ci può venire da lei”
Nel frattempo arriva una macchina con altri ragazzi, scendono ,salutano, si abbracciano e dopo veloci presentazioni abbracciano e baciano anche Viviana ,che ormai non si stupisce più dell’espansività dei catanesi. Tra loro un volto colpisce la nostra piccola Trilli, sotto mentite spoglie, sembra un attore, alto, un fisico da… da statua ecco, e gli occhi cangianti come il mare che ha di fronte. “ Ciao, sono Marco, sta dicendo il ragazzo nel frattempo, vieni in macchina con noi così ci conosciamo meglio . Ci vediamo a S Giovanni Li Cuti dice rivolto al gruppo.
E’ uno squillo ed è insistente e poi un altro suono ed una voce che sembra venire da lontano e si fa sempre più vicina “ Alzati ! è tardi!!! Valeria alzati, ma che hai sta mattina?” A fatica apro gli occhi, la sveglia ha smesso di suonare ma il cellulare continua con il suo suono insistente a rompere il silenzio della mia stanza, la mia amica non demorde. Mi madre mi guarda preoccupata e sorride, apre la finestra, c’è il sole e in lontananza Lei , la mia montagna… Il cuore mi fa ancora male, dovrò attaccarne i pezzi ma dopo aver ripreso coscienza sorrido, ho ancora gli occhi gonfi di pianto ma so che sta mattina qualcuno mi accoglierà con un sorriso e con l’ormai consueto ” ciao, Trilli, come va?” affronterò una nuova giornata di scuola con una nuova consapevolezza : voglio viaggiare ,voglio ballare, voglio conoscere nuove persone ma voglio assaporare meglio la mia città, li fuori c’è un mondo che mi aspetta ,esperienze da vivere e da assaporare a cominciare da quello che c’è fuori dalla porta di casa mia … e forse anche dentro