top of page

Scatti

L'afa del caldo estivo è già soffocante, il ventilatore continua a soffiare con il suo ronzio e il rumore del trapano dei lavoratori dell'edificio di fronte rende impossibile studiare.

Continuo a fissare sempre quella stessa pagina del libro di arte da almeno un quarto d'ora, senza andare avanti di neppure una riga, mentre spero in qualcosa che mi distragga da quell'odiata materia: Discipline grafiche e pittoriche. Sapevo a cosa andavo incontro iscrivendomi alla Scuola D'Arte di Milano ma il mio sogno è quello di diventare una famosa fotografa quindi non ci ho pensato più di tanto. Bisogna sacrificarsi per realizzare i propri sogni. A mio parere, la fotografia serve ad esprimerti e a comunicare, ma perché il tuo messaggio sia comprensibile devi avere tecnica, saperi e metodo. Per questo alla Scuola D'Arte Milanese insegnano un sacco di cose oltre alla fotografia: per aiutarti a realizzare immagini che comunichino qualcosa e che lo facciano bene. Ed è quello il mio obiettivo dopo i miei esami qui a Catania. L'unica pecca è che la scuola si trova appunto a Milano. Ho sempre sentito parlar bene di questa città ma Catania è Catania. La mia amata Catania non la batte nessuno: è magnifica, in una sola città è possibile trovare molteplici luoghi che vanno dal barocco del centro alla scogliera della città, dalle morbide colline alle distese di fichi d’india, dai gialli ciuffi di ginestra che spuntano prepotenti da agglomerati di pietra lavica al paesaggio lunare, deserto di terra nera, sul cratere. Un concentrato di emozioni uniche nel suo genere.  D'estate per cercare rifugio dal caldo torrido il mare o  una delle pinete su, su “ a muntagna”, o di inverno  una delle feste religiose più belle d'Europa: la festa di S. Agata .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Adesso però devo concentrarmi sui miei impegni: La data della partenza è vicina, ma come riuscire a studiare mentre sei consapevole che qualcuno sta facendo il bagno a mare, qualcun altro sta mangiando una granita e il sole splende alto nel cielo? Però devo studiare, non voglio farmi cogliere impreparata il primo giorno di scuola. Ma adesso che ricordo bene, ho già un compito da svolgere: portare una fotografia che per me rappresenti “ il mio luogo". Su questo non sorge alcun problema, io ho molte foto della mia città.

Sono davanti al computer a guardarne alcune  che ho scattato qui a Catania. Sono belle a mio parere ma se voglio una foto particolarmente bella devo scattarne una adesso. Ora così da poter prendere il lato migliore di questa bella città, valorizzarlo e portarlo con me a Milano. Ho deciso: presenterò il Duomo, uno delle più importanti bellezze della città. Bene, io e la mia Reflex abbiamo un lavoro da svolgere, non mi ridurrò all'ultimo minuto per scattare questa foto. Il sentimento sfumerà davanti ad una cosa fatta di fretta, meglio adesso che c'è del fervore in me. Prendo lo zaino e la fotocamera e mi avvio. 

Andrò al Duomo a piedi. Il caldo mi colpisce subito una volta uscita da casa ma sarà questione di un'oretta, posso riuscire sempre problemi. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si ferma nel bel mezzo della stradina. 

Inaspettatamente subito dopo esce un uomo, forse sui trent'anni, forse di più. Guardo la scena dall’obiettivo della  fotocamera e scatto ripetutamente ma le foto sono sciatte ed inutili.. “ Ma che sei diventata scema?” sto finendo di dirmi quando il misterioso ragazzo esce una pistola e spara all'uomo. Proprio sotto casa sua, proprio sotto il sole delle 12:20 che arroventa con i suoi raggi impietosi. Impaurita continuo a scattare quando la cosa migliore da fare in quel momento sarebbe scappare via e correre ai ripari, lontano, lontanissimo da quel pazzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’è il pranzo che mi aspetta ma la scena di quell'omicidio è così presente nella mia testa che ho perso anche l'appetito.
E come se non bastasse il mio modo di fare è solidale con quello degli altri catanesi lì fuori: decido di non dir nulla rimanendo in silenzio.

Fisso continuamente le foto scattate, se dovessi portarle da qualche parte sarebbero soldi assicurati, ma non lo farò. Non è rispettoso nei confronti della famiglia di quell'uomo. Io non so che farmene di queste foto ma le terrò perché aprono i miei occhi: so bene che Catania non è l'unica città dove accadono queste cose ed io non ho mai dato un peso a questi fatti di cronaca nera, non che non avessi dei sentimenti ma ho sempre visto queste situazioni da spettatrice, da lontano, fino ad ora. Fino ad ora, ora  che mi sono trovata quella scena davanti.. ed è in questi momenti che  rimango delusa dalla mia città,  ed è ora che vorrei andarmene via. Catania mi mancherà ma non mi mancheranno le persone che ci vivono ed è per questo che ho deciso che porterò a Milano la foto del momento in cui il ragazzo ha uscito la pistola e lo sguardo dell'uomo che era pressoché atterrito. Non è la parte migliore della mia città , ma è la verità. Perché mostrare una maschera quando c'è di mezzo il tuo futuro? Dovrei consegnarle alla polizia? E poi? Verrei coinvolta; devo partire.  Quella scuola  è troppo importante per me, mi sta aiutando a vivere il mio sogno e quindi dovrà  vedere anche l’altra faccia di luoghi come questi.

Sono arrabbiata, infuriata.. detesto tutti i miei concittadini perché non hanno coraggio….sono spaventata e accecata.
“Tutti uguali, omertosi. Non cambierà mai niente qui” mi ripeto per farmi forza .Non voglio sapere che sono come loro, gli altri siamo noi, recita una canzone, è vero ma non lo vuoi ammettere.

E' passata una settimana da quell'episodio ed io  da allora che non esco da casa mia. “Vatti a fare un bagno co’sto caldo” insiste mia madre, “Com’è che  sono gli ultimi giorni che ti restano e non ti incontri con gli amici?” incalza mio padre, “Ho da studiare, devo finire un lavoro” mento spudoratamente.

E mi ripeto “Insomma, ero lì al momento sbagliato e se qualcuno mi avesse visto e adesso mi sta cercando?” Vorrei solo scappare e rifugiarmi a Milano, seguire i miei studi e inseguire miei sogni. Ma ecco che un grosso ostacolo si cela dietro l'angolo.

 Mio padre una sera decide di salire in camera mia per una "chiacchierata". Il suo capo è morto una settimana fa e dopo vari problemi non meglio conosciuti, mio padre ha lasciato il lavoro. Io non so  che problemi abbia potuto vivere a lavoro, ma ho una mezza idea su chi sia il suo capo e come sia morto. La faccia di mio padre non è triste come  quella di  chi ha saputo che è morto qualcuno di sua conoscenza, sembra più che altro frustrato, sdegnato e incredulo. Tante emozioni insieme. Papà non diceva poi tante parole, era più un susseguirsi di sospiri e piagnucolii ma si sa: Chi parla poco, ha gli occhi che "fanno rumore" e gli occhi di mio padre dicono tutto.

 Ma non è questa la "chiacchierata" che vuole affrontare mio padre: lui vuole che io rimanga qui a Catania, non si possono affrontare le spese per mantenermi agli studi fuori casa. Non adesso che ha perso il lavoro.  Quattro giorni prima di partire mi viene chiesto di scegliere tra rimanere nella città che, giorno dopo giorno sto solo imparando a disprezzare, per aiutate mio padre o partire e seguire i miei sogni egoisticamente. Penso che la risposta sia una sola quando la domanda è "Famiglia o Futuro?" : Famiglia. La famiglia è anche il tuo futuro.

Arriva un momento in cui ti devi arrendere così ho deciso di mettere da parte il mio sogno da fotografa, arrendendomi cerco di dare sostegno a mio padre. Ma farò ben altro: ho intenzione di trovare lavoro nell'ambito giornalistico. Farò sempre le mie foto ma dietro ogni foto dovrà esserci un fatto di cronaca a cominciare dalla foto di una settimana fa, altro che paesaggi e luoghi del cuore.

Il mattino dopo sono già al computer e sto scrivendo un messaggio  a qualche giornale catanese  dicendo di avere importanti immagini scattate  durante un episodio di cronaca nera della settimana scorsa, nell'attesa che il miglior offerente si faccia avanti e mi fissi un colloquio. Qualche istante dopo, ricevo le risposte della maggior parte delle aziende da me contattate, ma un uomo, che dice di lavorare per "Le News di Catania", suscita il mio interesse con la sua offerta, non solo perché è la più alta di tutte, ma perché quella voce ha un certo non so che.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La mia foto è stata pubblicata qualche giorno dopo e due giorni dopo la pubblicazione, quel ragazzo è stato trovato e arrestato. Ha solo diciott'anni e la sua vita da malfattore è stata fermata, in un certo senso, proprio da me. Ho quasi paura ad uscire : qui, vuoi o non vuoi, le voci girano, mi sembra di senterle “ mischinu ma è un carusu..” certo “poveretto” è solo  un ragazzo, ma un ragazzo che  ha tolto la vita ad un uomo…siamo tutti buonisti in queste occasioni. 

Devo uscire, è sabato sera e devo incontrare uno spacciatore. Non potrò portare con me la Reflex ma ho con me il cellulare, più piccolo da maneggiare.

Raggiungo il ragazzo  ma prima accendo il cellulare, lo infilo dentro la felpa lasciando la cerniera un po’ aperta. E' sera e c'è buio nella traversina dove abbiamo appuntamento, lui non lo vedrà. Prendo la bustina e gli do i soldi cominciando a far domande. Lui inizialmente risponde in modo tranquillo, gli sarò sembrata una tossica? No, forse una che si vuole sballare e vuole saperne qualcosa in più, ma, quando incalzo con le domande il suo tono diventa diffidente,  è giunto il momento per me di andare. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piazza Teatro è illuminata e piena di ragazzi di ogni specie, piccoli, grandi, sempre più piccoli, giovani coppie ed orde scalmanate di ragazzini, chi gusta un gelato e chi si fa uno spinello, chi ride, chi litiga “Perché adesso vedo tutto come se avessi una lente d’ingrandimento?” e che penso di fare: la  fotografa freelance delle Iene ?”  alzo gli occhi mentre accelero il passo “ però quant’è bello il teatro Bellini! Chissà se tutti questi che bivaccano qui davanti ci sono mai entrati, chissà se sanno che dentro è un gioiello con un’acustica meravigliosa e  se hanno mai visto un’opera?” E’ l’antico amore che fa capolino.. e fa male.

 Casta diva mi risuona nella mente, frammenti d’immagini, le luci scintillanti gli stucchi gli affreschi, i volti dei miei compagni di scuola di un’insegnante che ci ha regalato quest’esperienza unica.

 Ritorno su via di S. Giuliano e accelero di più il passo. La salita mette alla prova le mie qualità atletiche, certo che è bella ripida, “Ma come fanno con il peso delle candelore sulle spalle i portatori?”

Torno a casa di corsa, accendo il pc, prendo il video , lo allego e lo invio a quell'uomo. Invio il tutto. Quell'invio però mi angoscia. “E' davvero quello che voglio fare? Mettere Catania a nudo quando non è per niente una cattiva città? Non sto avvalorando tutti gli stereotipi che pesano su  le città del sud ?” Mentre io sono qui che aspetto una risposta, fuori chissà cosa sta succedendo ed io non so bene a cosa sto andando incontro. La risposta arriva prontamente ed io mi accingo a leggerla.

" Sei stata molto brava, Carlotta. Continua così. Spedirò per te altri duecento euro ".

Questo è il messaggio. Duecento euro e anche quel ragazzo potrebbe finire dietro le sbarre.

Passano i giorni , le settimane, il mio repertorio è sempre il solito, con qualche centinaia di euro io mando avanti la mia famiglia, foto dopo foto. Il mio volto è sciupato, non mangio bene ultimamente, assistere a tutte quelle scene mi fa star male al punto che l'appetito va via e non torna per giorni. L'ansia dell'essere scoperta è travolgente ma la voglia di continuare è irrefrenabile. Finché un giorno, sotto il portico di casa mia non trovo un giornale ed un foglio. Su quest'ultimo c'era scritto di leggere la pagina dieci di quella rivista sotto il foglio. Sfoglio il giornale fino alla pagina indicata e leggo.

Qualcosa, per meglio dire qualcuno, ha preso "possesso" della rivista per la quale lavoro e c'è scritto che la mia vita cesserà se non la smetto con le foto. E' palese che il giornale è un falso, è una copia solo per me. Una brutta copia.

Salgo in camera e prendo l'ultima foto della mia raccolta e la invio alla stessa rivista per cui per settimane ho lavorato. E' incredibile come abbia potuto rovinare la mia vita in poche settimane. Mando la foto dell'ennesimo spacciatore scrivendo che non ho paura di niente e nessuno. 

Questa sembra essere una dichiarazione di morte invece è un rifiuto per star alle regole di qualcuno che ha ben pochi diritti di comandare. Non so bene se arriverò a domani o dopodomani, è successo tutto così rapidamente che non so nemmeno se arriverò a stanotte. Nel dubbio, voglio lasciare qualcosa di mio che rimanga. Persone come quelle non ci hanno pensato due volte ad uccidere un uomo, perché dovrebbero fermarsi  di fronte ad una ragazzina come me?

 Cerco la famosa di rivista di "Katanè's World" e scrivo un messaggio allegando la foto del Duomo, scattata tempo fa.

" Salve, il mio nome è Carlotta. Ho diciott'anni e vivo a Catania. Negli ultimi giorni ho screditato la mia città e l'ho fatto per una mia delusione personale. Fin da piccola sono sempre stata invaghita di quella che è la città dell'Etna. Sarà perché Catania è una città in cui non vi sentirete mai soli: il Gigante Etna è sempre là, con il suo pennacchio di fumo che si eleva al cielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Duomo è un capolavoro dell'arte barocca, con il caratteristico alternarsi di bianco e nero . Ma tutta la città è un tripudio di arte barocca, di testimonianze romane, di edifici settecenteschi. Respirare questa città significa principalmente girarla a piedi: Incontri chiunque ed hai un sorriso, la chiacchiera pronta su tutto : cultura, buona cucina, anche un po’ di sana politica di "popolo" che non guasta, ma inspiegabilmente questa città, rinata come la fenice molte volte offre calore ed umanità.

A Catania la sorpresa è sempre dietro l'angolo perché si sa: Catania è molto più di una città sul mare e soprattutto è una città che ha bisogno di tempo per essere scoperta fino in fondo. Ma è anche vero che per guardare bene una cosa bisogna osservarla da una certa distanza.  Inizialmente non mi rendevo conto dei tarli che  la corrodono, delle  tante persone che non capiscono di essere fortunati nel vivere in un luogo simile : se continuassi a farlo sarei  ottusa e cieca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia, quindi anche quando il luogo che amate è rovinato da molte persone, voi imparate ad apprezzarlo da soli perché solo così facendo possiate rendere ciò che amate qualcosa che vale la pena raccontare."

 Non so bene se riuscirò a vedere la risposta ma mi piacerebbe riuscire a vedere una svolta, un giorno. Mi piacerebbe vedere la mia città diventare veramente la perla del mediterraneo ,e dire che basterebbe poco. Non servono le grandi rivoluzioni,. non sono una rivoluzionaria, magari lo fossi, avrei avuto , forse più coraggio, avrei potuto…Ma tutto quello che mi è accaduto mi ha fatto capire. Se io rispetto le più semplici regole di convivenza, che partono banalmente dal “rispetto per il prossimo”, perché non possono farlo anche gli altri? Perché ho paura di essere derisa? Perché nessuno pensa che il rispetto sia il primo, l’unico passo dal quale si può ripartire? Proprio perché amo la mia terra vorrei vederla risorgere.

Gasata dalle mie stesse idee decido di scendere , dovrei essere decisa, convinta, forte, ma ..ho paura. Un ragazzo, dal volto cupo e serio è proprio davanti la mia porta. Con diffidenza esco, chiudendo la porta dietro di me, non so perché ma qualcosa mi dice che è giunta la mia ora. 

"Sei Carlotta?" - Domanda con la sua roca voce.

Annuisco lentamente e in un attimo tutta la paura che ho cercato di vincere mi assale ma lui spalanca un sorriso: non vuole farmi del male, capisco. Anzi, si avvicina lentamente al mio volto e mormora delle parole: " Scappa, corri, nessuno più di te può cambiare le cose! ".

Non so proprio chi sia questo ragazzo, forse qualcuno che ha letto i miei articoli sul giornale, ma seguirò il suo consiglio. Rientro a casa, afferro il cappotto e ritorno fuori.

Lui è ancora lì che mi aspetta e dopo uno scambio di sorrisi, decidiamo di correre entrambi. Corriamo percorrendo via Teatro Greco: l'odeon e i resti dell’anfiteatri che per quanto visto da qui, non si vedano per niente bene, fanno comunque il loro effetto. Giungiamo in Piazza san Francesco D'Assisi e corriamo per tutta la Via Vittorio Emanuele fino a raggiungere il Duomo. Il punto che amo più di tutto a Catania.  La fontana dell'Amenano e tutti quei catanesi seduti a mangiare quel croccante ma morbido arancino, dove con un semplice morso, si è capaci di percepire un esplosione  di sapori siciliani in bocca. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"C'è qualcosa che domina  su tutto, devi solo andare lì, riprendere

fiato e rifarti gli occhi, recuperare energie Carlotta!" -

Borbotta il ragazzo accanto a me.

Lo guardo con una scintilla di orgoglio, ha ragione, devo rifarmi gli

occhi per riprendermi devo reimpossessarmi delle cose belle : Corro verso

piazza Università.

Mi guardo in giro. Ci sono nata e cresciuta in questa terra e ci resterò per sempre perché per quanto alcune volte do per              

 

 

 

 

 

 

C’è tutto, come si usa da noi.. sacro e profano, il fercolo con la santa e le bancarelle con lo zucchero filato e il torrone e “a calia” e le candelore ,un fiume umano bianco e nero: i devoti, vociare, bande che suonano e silenzi assoluti rotti solo dal grido “semu tutti divoti tutti?” al quale risponde con una voce sola il popolo dei fedeli “ cettu,cettu”. Si, si ,c’è una confusione enorme, si non tutti ci credono veramente, ma quando vedi giovani e meno giovani che portano sulle spalle un enorme cero che può pesare oltre 100 kg, per voto, e vanno spesso scalzi, e pregano e qualcuno piange ..beh, sfido chiunque a non commuoversi.

E poi la movida catanese, unica, paragonabile solo a quella delle località spagnole più famose.

Come farò a vivere senza  tutto questo? 

Casa mia è nei pressi di Piazza Dante. Ci passo tutti i giorni e tutte le volte inevitabilmente da una parte vedo il monastero dei benedettini con il suo trionfo di barocco nella facciata , animato da un va e vieni di studenti universitari, la chiesa di s Nicolò la Rena, chiusa, spesso e volentieri, le porte in cattivo stato il sagrato trasformato in campo di calcio dai ragazzini. del quartiere, e la piazza ..ecco un’ondata di rabbia mi sale alla testa: parcheggiatori abusivi, camioncino con i gelati con l’ultimo tormentone dell’estate sparato a tutto volume, la “lapa” con la frutta.. mannaggia era un posto bellissimo nel passato e ora.. ma forse è anche per questo che sono legata così tanto a questa città: abitando nel cuore di quest'ultima, l'ho sempre vissuta per lo stile barocco che possiede e per il degrado che la minaccia ogni giorno, vivendola per la città che è. 

Accelero il passo, nonostante i quasi 40 gradi mi sfiniscano, ce la posso fare.

Finalmente giungo al Duomo.

E' maestoso, è realmente un posto unico al mondo, per me un angolo di riflessione e riconciliazione con se stessi. La piazza è sicuramente fulcro della città: ospita al centro la famosissima Fontana dell'Elefante, meglio nota come "U liotru", il simbolo di Catania.

La luce è giusta, il sole di mezzogiorno è sempre perfetto. Non ci sono tante persone, saranno tutti al mare, effettivamente.

E' il momento giusto per cogliere l'attimo. 

 

Foto fatta. Un compito in meno. 

Inaspettatamente un ragazzo sospetto mi passa accanto. Ha il volto cupo e un cappuccio copre quasi i suoi occhi. “ Con ‘ sto caldo un cappuccio? Ma se mi toglierei anche quella sottile maglietta che ho indosso!” E’ uno di quei ragazzi da fermare per chiedergli se sta bene, ma piuttosto sembra uno di quei ragazzi ambigui.

 Non so perché ma qualcosa mi dice di seguirlo ed è così che faccio. Lo seguo  lungo Via Vittorio Emanuele e si ferma dentro un vicolo. Non posso seguirlo fino a lì così starò nascosta dietro una macchina. Cosa potrebbe uscirne da un fatto simile? Punto la fotocamera, qualcosa mi dice che questo ragazzo mi stupirà. 

 

Vedo finestre delle case chiudersi. Mi appiattisco dietro un auto per riprendere fiato, è si la mia migliore interpretazione della salamandra, spero anzi di essere diventata invisibile C'è silenzio quasi irreale, ho paura che qualcuno senta i battiti del mio cuore impazzito. Ma questo non è solo silenzio, questa è omertà. Le stesse finestre che si  sono chiuse prima sono le stesse finestre di persone che preferiscono non vedere né sentire. E mentre quell'uomo muore dissanguato ad un passo da una delle vie più importanti di Catania, qui tutto tace e muore insieme a lui. Mi alzo lentamente e comincio a camminare. Nella fretta ho lasciato a casa il cellulare, come chiedo aiuto? Nonostante ci sia un caldo afoso, io ho i brividi di freddo. Non so cosa fa più male: sapere che una vita umana è finita proprio davanti ai miei occhi o rendermi conto che a Catania, come in altri parti del mondo, questo capita con indifferenza. Nessuno ha il coraggio di farsi avanti e dire come stanno le cose.

Ripercorro la strada verso casa come in un film girato alla moviola

Sembra essere molto interessato alla foto ed io al suo appuntamento, quindi, se il colloquio andrà bene e sarà convincente, venderò la foto a questo magazine.

Potrebbe essere il mio lavoro. Vendere foto, intendo. Foto che rappresentino Catania per quella che è. Potrei intrufolarmi in qualche via e fotografare gli spacciatori. Noi giovani parliamo spesso di queste cose quindi so bene dove andare e iniziare a fotografare i punti deboli di questa città.

 Mi sento come un’innamorata tradita, come se chi hai amato perdutamente sin dall’infanzia si sia rivelato un mostro.” Come ho fatto a non vedere ? a non rendermi conto?” continuo a rimuginare e qualcosa che non voglio vedere e sapere mi turba. Gli altri…

Adesso so che non si può continuare a vivere della luce riflessa che la natura benevola e grandi uomini del passato come Giovanni Battista Vaccarini, Giovanni Verga, Vincenzo Bellini  e molti altri ci hanno lasciato.

Purtroppo quando si tratta di rivalutare le proprie radici è più difficile e molto doloroso aprire gli occhi e guardare disincantati la realtà.

Soprattutto, ti fa incazzare maledettamente.

Mi viene un travaso di bile  quando vedo un palazzo antico appena ristrutturato imbrattato da un idiota che, con una bomboletta spray in mano, cerca di  dimostrare  che esiste.

Quando vedo sulla meravigliosa spiaggia color oro della nostra Playa  cartacce ,bottiglie e mozziconi di sigaretta non so che farei...

E il nostro sentirci “sperti”,figli di quelle divinità che hanno albergato nell’isola nella notte dei tempi.  Adesso guardo e mi incazzo, non capisco come si possa essere orgogliosi di tutta questa ignoranza. Non c’è palazzo Biscari, castello Ursino, vulcano, riserva naturale, teatro greco, movida notturna ,che tenga. Non c’è nulla di cui vantarsi quando gli abitanti che popolano un potenziale Eden come la mia terra fanno di tutto per renderla un inferno.

Dovremmo sopravvalutarci di meno e valorizzare di più perché questa città non è solo bella, è anche passato che ti stupisce nel presente e che difficilmente dimenticherai in futuro.

Quello che voglio dire è che ognuno di noi ama la propria città per quella che è, ma arrivano  delle occasioni che ti fanno vedere l’altra faccia della medaglia. E allora vedi solo il marcio, l’arroganza, la spazzatura, le facciate dei palazzi scrostate e quasi non vedi più il sole , i sorrisi e la cordialità dell’ambulante che ti decanta la sua merce ,non senti più l’odore del mare che, a seconda del vento, ti solletica il naso anche in città. L’amore che ti ha tradito ha solo difetti.

Ed è proprio adesso che la nostra immaginazione deve andare ben oltre il disprezzo.

scontata la sua bellezza, me ne sorprendo pure. Sono circondata da facciate             settecentesche , piccoli esseri in mezzo alla splendida piazza illuminata  dai quattro candelabri , ognuno di essi racconta una storia, la nostra storia fatta di miti e di leggende. Ed infine la vista che preferisco più di tutte: L'Etna dalla via Etnea.

Così lontana ma allo stesso tempo così vicina. Che non ci lascia e ci sorprende. L’Etna che i Catanesi spesso neanche attenzioniamo perché sappiamo che è li è nostra ,potente ed indomabile e nessuno ce la potrà mai togliere. Questa è Catania e non importerà se gli aspetti negativi resteranno per sempre, Catania è una città solare e positiva, con i suoi profumi ed i suoi colori. Con il suo freddo male e la sua incandescente montagna. Con i suoi sapori autentici e le sue festività audaci. Catania è Catania e ne sarò sempre fiera.

Si adesso lo so , e ricomincio a correre sul basolato lavico. Da noi si dice “ Cu si vaddau si savvau”

 Oriana

bottom of page